ROCK ECONOMY: CELENTANO PIACE QUANDO CANTA

Adriano Celentano

Adriano Celentano torna live e in tv e lo fa con grandi numeri, confermando la sua abilità di intrattenitore, più con la musica che con le parole. Il pubblico, infatti, dopo una prima sera all’insegna dei dibattiti, ha apprezzato molto la seconda serata dello show, con molte più canzoni e meno sermoni. I numeri, in un caso o nell’altro, danno ragione alla formula del Molleggiato che dopo aver fatto registrare il tutto esaurito all’Arena di Verona ha incollato più di 9 milioni di telespettatori allo schermo per entrambe le serate dello spettacolo, trasmesso in diretta su Canale 5.

La prima serata dello show ha proposto un dibattito pop economico-tributario con ospiti di spessore come Jean Paul Fitoussi, Gian Antonio Stella, Sergio Rizzo e Gianni Morandi, che ha convinto e attratto poco il pubblico, mandato letteralmente in estesasi nel momento in cui si è accesa la musica. Molto più “Rock” che “Economy”, quindi, il live di Celentano che si conferma idolo degli italiani ma solo per le sue canzoni. Le prediche, invece, piacciono poco: al pubblico che preferisce ascoltare buona musica, a tutti quelli che per un motivo o per l’altro si sentono chiamati in causa dallo showman, che spazia dai temi dell’economia e della politica, a quelli dell’ecologia e dell’industria, come un moderno profeta che però suscita poche emozioni.

Le emozioni, quelle vere, arrivano con la musica, soprattutto nella seconda serata dove Celentano mette un po’ da parte la sua vena polemica e si dedica a ciò che sa fare meglio: cantare. Più sciolto, più padrone di casa, martedì sera il Molleggiato ha proposto «Il mondo in mi 7», del 1966, anno in cui Celentano si faceva le stesse domande che si pone oggi. Da questo primo successo ne seguono altri: «Soli», scritta per lui da Toto Cutugno, il tango «Storia d’amore», «Ringo» con le sue atmosfere da western all’italiana. Seguono ancora «Il ragazzo della via Gluck», «Pregherò», «Ti penso e cambia il mondo», la cover di Little Richard «Rip it up» e il riempi-pista di chiusura «Prisencolinensinainciusol».

La seconda parte dello show è introdotta da «Yuppi Du», eseguita con il supporto di ballerini e figuranti. Poi il monologo ecologista, in cui i comfort quotidiani vengono contrapposti alla, spesso, bruttezza del paesaggio in cui ci troviamo a vivere, luoghi per lo più poco sani. Infine, l’utopia onirica: «Pensate, un’intera nazione che sogna… Se si è in tanti a sognare, non c’è sogno che non possa realizzarsi». C’è anche un piccolo spazio per l’appello ai ricchi, affinché diano ai più poveri le stesse possibilità che hanno avuto loro.

Gianni Morandi, ospite per due sere consecutive, ironizza sul dibattito della sera prima, poi via di nuovo alla musica con l’omaggio a Lucio Dalla con «Caruso», quindi «Ora sei rimasta sola», l’evergreen «Una carezza in un pugno». In chiusura arrivano «Azzurro» di Paolo Conte, su cui parte la standing ovation del pubblico, «Anna parte» e «Facciamo finta che sia vero». Il bilancio delle due serate, stando ai numeri dell’auditel, è decisamente positivo. Celentano continua a piacere, ma solo quando canta.

Carla Cesinali

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