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Le vele scarlatte, il film di Pietro Marcello

Le vele scarlatte: recensione

Le vele scarlatte non è un film sull’emancipazione femminile, almeno non nel senso classico del termine. Si tratta di una pellicola molto particolare, con personaggi che, se li osserviamo individualmente, sono ben pensati. Tuttavia il lungometraggio manca di profondità e di intensità; caratteristiche indispensabile per far uscire un prodotto cinematografico dalla mediocrità rendendolo non dico indimenticabile (sono pochi i film così) ma almeno convincente.

La pellicola del regista di Martin Eden, Pietro Marcello (si tratta di una produzione italo-franco-tedesca) ha il sapore dell’incompiutezza proprio perché le emozioni sono congelate. L’effetto realistico, poi, dato da filmati d’epoca, non aggiunge né toglie nulla al lungometraggio, anzi disorienta. La storia c’è, sia inteso, eppure sembra tutto molto abbozzato, in divenire, come se dovessero essere gli spettatori a rimettere insieme i puzzle di un film che cerca nell’attesa la sua massima espressione. Ma è proprio nell’attesa che non accade niente di particolare. La macchina da presa ci conduce in un limbo, tra coloro che sono sospesi. La fotografia impressionistica e naturalistica sembra solo un esercizio di stile che non conferisce bellezza al lungometraggio. Nel complesso Le vele scarlatte non è un film scadente eppure avrebbe potuto dare e dire molto di più. La pellicola è liberamente ispirata al romanzo omonimo di Aleksandr Grin (lo trovi qui).

Trama del film

Siamo nel ventennio tra le due guerre mondiali, nel profondo Nord francese. Raphael (Raphael Thiery) è un reduce della prima guerra mondiale, che al ritorno nel proprio paese natio trova la figlia Juliette in fasce. La moglie è morta dopo essere stata stuprata dal locandiere del posto che viene poi difeso da tutto il villaggio. L’uomo è un abile artigiano eppure ha difficoltà a trovare lavoro nel suo paese. Intanto la figlia cresce sotto lo sguardo paterno e le cure di una vedova dall’animo sensibile che era la datrice di lavoro della defunta consorte di Raphael. Anche la giovane Juliette (Juliette Jouan) dovrà fare i conti con il maschilismo e il bullismo di chi la considera una reietta, proprio perché diversa. Ma la ragazza, quando arriva un aviatore (Louise Garrel), trova speranza e una possibilità di sfuggire ad un destino di emarginazione. Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Mi chiamo Maria Ianniciello. Il mio nome intero è però Ianniciello Maria Carmela ma per comodità mi firmo solo Maria. Sono iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal 2007, nell’elenco dei Pubblicisti. Laureata in Lettere (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti presso l’Università di Roma Tor Vergata, ho dedicato gli ultimi vent’anni della mia carriera allo studio dei nuovi e dei ‘vecchi’ Media. Nel 2008 ho fondato questo portale dove tuttora mi occupo di analisi del linguaggio cinematografico, televisivo ed editoriale (saggi, libri per bambini e romanzi). Ho lavorato per testate giornalistiche dell’Irpinia e del Sannio, curando anche uffici stampa. Nel 2018 mi sono diplomata in Naturopatia a indirizzo psicosomatico presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, diretto dal professor Raffaele Morelli. Ho conseguito poi il Master in Lettura del Corpo mediante la Psicosomatica nel 2019 con la dottoressa Maria Montalto. La conoscenza della Psicologia (disciplina a cui sto dedicando gran parte delle mie ricerche) mi permette di esaminare i nuovi e i vecchi Media con un approccio integrato e molto innovativo.

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