Ennio: Tornatore racconta Morricone

Recensione del documentario su Morricone

Quando penso ad Ennio Morricone le note delle colonne sonore di film che hanno fatto la storia del Cinema vibrano dentro di me commuovendomi, come nel caso di The Mission, di C’era una volta in America o di Nuovo Cinema Paradiso. Talvolta quelle musiche creano in me un misto di tristezza e nostalgia per un tempo andato oppure mi danno una sensazione di spensieratezza, basti pensare ad alcuni film di Carlo Verdone e ai western di Sergio Leone. In realtà il Cinema, quando si interseca con la buona Musica, ferma il tempo per raccontarci storie che evocano emozioni tra un passato da rielaborare, un presente da comprendere e un futuro tutto da immaginare.

Una lunga carriera…

Giuseppe Tornatore – che ha lavorato con Morricone per più di vent’anni – nel suo documentario ‘Ennio’ traccia un convincente profilo esistenziale del Maestro e, senza scindere l’uomo dall’artista, in poco più di due ore dà al pubblico la percezione di quanto lunga e particolareggiata sia stata la carriera di Ennio Morricone.

Il documentario – a differenza di altri lavori simili, come per esempio il recente docufilm di Guadagnino su Ferragamo – è sprovvisto di voce fuori campo.  A raccontare una storia incredibile e magica sono gli intervistati (Bernardo Bertolucci, Giuliano Montaldo, Marco Bellocchio, Dario Argento, i fratelli Taviani, Carlo Verdone, Barry Levinson, Roland Joffè, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Hans Zimmer, Bruce Springsteen, Clint Eastwood, Gianni Morandi, Giuseppe Tornatore e tante altre voci della musica e della settima arte). Ma è Morricone che descrive se stesso in modo appropriato con gesti e parole senza trattenere in alcuni momenti la commozione e senza tergiversare su quegli aspetti di sé che egli riteneva in principio delle debolezze o delle mancanze, come l’aver deciso di prestare il proprio talento al Cinema.

documentario su Morricone

Gli arrangiamenti degli anni Sessanta e gli Oscar mancati…

Il documentario, mediante spezzoni dei film musicati da Morricone, le immagini di repertorio e i numerosi concerti, parte dagli esordi, quando il piccolo Ennio suonava la tromba nei ristoranti col padre musicista per mantenersi al conservatorio dove tra i suoi maestri c’era nientemeno che Goffredo Petrassi. Si passa poi al periodo in cui Morricone arrangiò molti pezzi celebri della Musica Italiana, quali Sapore di sale, Abbronzatissima o In ginocchio da te. Si arriva poi al sodalizio col Cinema, passando brevemente per il matrimonio con la moglie Maria, e si indugia sugli Oscar mancati e poi ricevuti.

Cosa lascia ai posteri?

Morricone è stato un grande innovatore dato che ha creato un modo del tutto originale di fare Musica soprattutto per il Cinema. Ma il Maestro ha innovato anche la Musica Leggera Italiana con i suoi storici arrangiamenti degli anni Sessanta. Il suo repertorio è dunque molto particolareggiato e ricco.

Cosa ha lasciato, poi, il Maestro alle nuove generazioni di musicisti si evince verso la fine del documentario, dove si vedono band e cantanti rock suonare nei loro concerti alcuni brani di Ennio Morricone.

Insomma, Giuseppe Tornatore gira un’opera che emoziona, insegna e coinvolge. Il docufilm è stato proiettato in anteprima nazionale al Cinema il 29 e 30 gennaio 2022. Tornerà in sala il 17 febbraio. La recensione è stata scritta da Maria Ianniciello

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto