Millennium 4. Quello che non uccide, recensione e trama

QUELLO CHE NON UCCIDERiemerge dalle gelide lande di Stoccolma il mito di Mikael e Lisbeth in Quello che non uccide, quarto volume di Millennium, la saga letteraria iniziata dal celebre Stieg Larsson. Lo scrittore e giornalista svedese, stroncato da un infarto nel novembre del 2004 durante una riunione di redazione, ha consacrato al successo il cosiddetto “giallo in Svezia” grazie alla trilogia Millennium che, tra il 2005 e il 2007, ha conquistato i lettori di tutto il mondo. Dalle ceneri di un successo, che il tempo ha appannato, nasce Quello che non uccide, un sequel mozzafiato delle avventure del giornalista Mikael Blomkvist e di Lisbeth, l’hacker dall’oscuro passato. Questo libro, che in Italia è disponibile dallo scorso 27 agosto ed è già ai vertici delle classifiche di vendita, è scritto da David Lagercrantz, l’unico capace di non deludere le aspettative dei fan grazie alle sue doti di abile romanziere. In Svezia l’autore è conosciuto soprattutto per essere stato il primo a tratteggiare una biografia appassionata e approfondita di Alan Turin e, quindi, scrivere un libro con un grande background alle spalle, come Millennium appunto, significa molto per la sua carriera. Lo scrittore ha uno stile fresco e deciso, molto simile a quello di Larsson anche se in realtà i due non si sono mai incontrati; Lagercrantz in Quello che non uccide, con molta cura e senza sbavature, è stato capace di tratteggiare la contorta psicologia dei personaggi, calata alla perfezione nella realtà gelida e cupa di Stoccolma. Il vento ghiacciato e la pioggia tampinante, infatti, è la condizione necessaria e sufficiente per la riuscita del romanzo; e benché l’autore segua a grandi linee le atmosfere lasciate in eredità da Larsson, Lagercrantz sposta l’attenzione su un giallo costruito a regola d’arte (anche se in alcuni tratti risulta macchinoso e di non facile fruizione). Quello che non uccide nelle sue quattrocento e più pagine rimane un ritratto di un Paese gelido, fuori da beghe politiche ma al collasso economico. Su questo sfondo ritroviamo il giornalista Mikael, il quale senza uno scoop e una storia da raccontare, ha visto il suo fiuto da cronista affievolirsi considerevolmente. Neanche la redazione di Millennium naviga in buone acque, dato che il giornale stesso è vicino alla bancarotta; “[…] Tutti i periodici che avessero delle ambizioni navigavano in pessime acque, e Mikael non poteva fare a meno di chiedersi se la sua visione di Millennium, per quanto bella e giusta in un mondo ideale, fosse anche funzionale alla sopravvivenza della rivista […]”; eppure qualcosa ha attirato l’attenzione di Mikael; una telefonata nel cuore della notte di un certo Frans Balder (noto luminare della scienza artificiale e con un figlio autistico) proietta il giornalista in un mondo a lui sconosciuto. Un caso di sicurezza nazionale potrebbe spingere il mondo al collasso ma ciò che interessa sapere è che Fras Balder è in contatto con Lisbeth. Mikael, oltre a curare il suo ego ferito, è intenzionato a conoscere cosa è accaduto alla problematica hacker dopo che, per quasi 10 anni, è scomparsa dalla circolazione. “[…] Era tutta tatuata e piena di piercing, sembrava quasi una metallara o una goth – punk ed era secca come un chiodo. […] Senza rendersene conto Mikael ebbe un tuffo al cuore e chiese un’altra Guinnes […]”. Arrivare dunque alla consapevolezza che Lisbeth è viva e il suo atteggiamento scorbutico ed auto-lesionista è più graffiante che mai, convince Mikael a considerare importante il “caso” di Frans Balder. Senza troppi giri di parole Quello che non uccide è un romanzo mozzafiato, freddo, descrittivo, intrigante e dal grande appeal, è un’opera che fa tirare un sospiro di sollievo a un mercato editoriale povero di novità. Non è un vero e proprio sequel delle avventure tratteggiate da Larsson, ma l’inizio di un qualcosa di nuovo, una nuova serie di espedienti per descrivere la cultura svedese con i suoi alti e bassi, con quel gelo tampinante. Quello che non uccide è dunque un libro da leggere tutto d’un fiato, perché non solo colpisce come l’autore abbia esternato i sentimenti, i dubbi e le incertezze di Mikael – descritto come un uomo non più giovane e che non perde la sua “faccia da schiaffi” – ma convince soprattutto (e nuovamente aggiungerei) la figura di Lisbeth. Ancora più cruda, sarcastica e menefreghista, la dark haker è ancora un personaggio molto riuscito, unico nel suo genere, capace di sedurre e al tempo stesso di intimorire fatalmente. Il genere letterario “giallo in Sveglia”, che negli ultimi anni ha trovato larga diffusione in Italia, e non solo grazie ai romanzi di Larsson (si possono citare gli esempi più famosi come “L’effetto Farfalla” di Jussi Alder – Olsen), rappresenta un modo molto intrigante per veicolare la tematica crime. Testi d’impatto visivo ed emozionali si uniscono a un plot che tocca argomenti di grande spessore e attualità, un mix che riesce in un modo e nell’altro a catturare il lettore dato che, in realtà, poco o nulla conosciamo delle abitudini della gelida Svezia. La saga di Millennium comunque, come questo quarto e straordinario romanzo, è soprattutto una critica aspra al mondo del giornalismo d’inchiesta, di cui – a causa di una realtà in continua evoluzione e per la forte presenza dei social network – sono andati persi gli ideali racchiusi in quella voglia di leggere e scoprire il mondo che ci circonda. film-uomini-che-odiano-le-donneQuello che non uccide quindi raccoglie alla perfezione l’eredità di Larsson. E, se fra gli scaffali delle librerie il mito di Lisbeth e Mikael torna a splendere, come sta vivendo il mondo cinematografico questo fenomeno dai grandi spunti riflessivi? Il cinema non è certo rimasto a guardare perché anche la realtà svedese ha trovato larga diffusione nella nostra modernità, simbolo che il giallo fra i fiordi artici piace sia alla critica sia allo spettatore. La trilogia di Larsson per esempio è diventata lei stessa una triade di film dalla bellezza fulminante; girati in Svezia e con attori del luogo, Uomini che odiano le donne, La Ragazza che giocava con il fuco e La regina dei castelli di carta sono diventati l’immagine speculare dei romanzi. Di larga diffusione in Italia (non sono mai arrivati al cinema), i lungometraggi sono spesso programmati sui nostri canali televisivi in serate a tema concepite per celebrare uno scrittore immortale. Storia diversa per l’universo cinematografico americano. Uomini che odiano le donne è diventato un film di David Fincher con un immenso Daniel Craig, ma nonostante il buon successo di pubblico fino a ora non è dato sapere se verrà realizzato il sequel. Di impatto minimore rispetto al film concepito per il cinema svedese, la pellicola di Fincher peccava in una realizzazione troppo lontana dal romanzo; si è deciso di costruire solo un abile ed intricato giallo d’autore piuttosto che analizzare il rapporto fra Mikael e Lisbeth. La stessa Lisbeth qui perdeva quel suo fascino oscuro, diventando poi in realtà un personaggio succube che viveva all’ombra di Mikael. In molti ritengono che il progetto sia ancora in piedi, ma forse il cinema d’autore a stelle e strisce non è ancora pronto per una storia ricca di spunti riflessivi come quella di Larsson. Tornando al romanzo, riteniamo che Quello che non uccide sia un sequel dovuto, perché il lettore ha fame di grandi emozioni e vuole scoprire quale altro scherzo il destino abbia in serbo per Lisbeth, l’eroina dei nostri tempi. Lei è il perno di tutta la narrazione e il promettente David Lagercrantz riesce nell’impresa di scrivere un libro denso e coinvolgente. Un esperimento riuscito che non fa rimpiangere la penna di Larsson.

Voto al romanzo: [usr 4.5]

Voto all’adattamento cinematografico: [usr 3.5]

Carlo Lanna

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