«La società impersonale: italiani in balìa dei videogiochi»

©SanjMur - Fotolia.com
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«La società italiana è sempre più impersonale, fatta di individui che non hanno coscienza di sé e del proprio rapporto con la collettività». Questo è quanto emerge da uno studio effettuato dal Censis, presentato questa mattina a Roma, nell’ambito dell’annuale appuntamento di riflessione di giugno “Un mese di sociale”, giunto alla venticinquesima edizione, dedicato quest’anno al tema “La società impersonale”. In particolare, dall’indagine si evince che «non più del 20 per cento degli italiani possiede le competenze minime per orientare e risolvere, attraverso l’uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi della vita quotidiana. Questo svilimento del capitale culturale si riflette nella crisi endemica di cinema e teatri, accresciuta dalla crisi». La società impersonale è costituita da individui che preferiscono spendere le proprie risorse mentali, sempre secondo la ricerca del Censis, nel gioco online e in videogiochi. Si tratta di individui che hanno una personalità volatile. Dalla ricerca si denota inoltre che il 31 per cento dei genitori italiani gioca quotidianamente con i videogiochi anche per più di due ore. E oltre il 30 per cento degli adolescenti dichiara di conoscere ragazzi che giocano al poker online.

La ricerca del Censis nel dettaglio

Primi per l’estetica – L’identità delle persone poggia sempre più sull’aspetto estetico. Siamo terzi al mondo per numero di interventi di medicina e chirurgia estetica in rapporto alla popolazione. Nel 2012 in Italia gli interventi di medicina estetica sono aumentati del 24,5 per cento. Quanti non si accontentano di avvicinarsi a canoni di bellezza, spesso omologati dallo star system, ma vogliono trasmettere attraverso il loro corpo qualche tipo di messaggio che li identifichi, hanno a disposizione 900 centri per il tatuaggio (costo variabile da 40 a 2mila euro l’uno). Ogni settimana aprono in Italia 4 nuovi centri specializzati in tatuaggi.

Il fortino della prossimità (impaurita) – A fonte di un reale aumento di estorsioni, minacce, omicidi e tentati omicidi (da 462.000 a 588.000 in 6 anni), crescono le paure collettive. Guidano la classifica quelle per il futuro dei figli e per la disoccupazione, aumenta di 10 punti percentuali quella di essere rapinati in casa. Su tutte svetta la paura del degrado ambientale e la distruzione dell’equilibrio naturale. Per quanto riguarda i figli, si temono incontri pericolosi in rete (pedofili) e bullismo. Cresce il pessimismo sul futuro, anche perché la gran parte degli italiani prevede un ulteriore slittamento etico: per il 55 per cento aumenteranno le tangenti, come l’evasione fiscale (58,6 per cento) e la pratica di accettare affari di dubbia committenza (59,8 per cento).

Veloci e distratti – I ritmi della vita sono sempre più caotici, anche il turn over dei negozi si è fatto rapidissimo e agli stessi ritmi bruciano i nuovi movimenti politici. Il 68 per cento degli italiani pensa che tra 5-10 anni saremo fortemente condizionati dai ritmi accelerati. Intanto, aumenta il consumo di psicofarmaci: più 16,2 per cento di antidepressivi in 6 anni.

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