GUTTUSO, CENTENARIO AL VITTORIANO

Renato Guttuso, Ritratto di Moravia, 1982, olio su tela, cm 122 x 95 – Casa Museo “Alberto Moravia”, Roma

Roma, la città nella quale Renato Guttuso visse per oltre cinquant’anni, celebra il grande artista, in occasione del centenario dalla nascita, con una grande mostra: “Guttuso. 1912-2012” ospitata nella prestigiosa cornice del Complesso del Vittoriano fino al 10 febbraio 2013. Cento dipinti, scelti in modo da rappresentare l’intero arco creativo dell’attività artistica del maestro siciliano, documentano i diversi momenti espressivi del pittore e costituiscono la prima grande antologica che gli dedica la città. Guttuso, infatti, è stato, per più di cinquant’anni, uno straordinario testimone del nostro tempo, in grado di rappresentare con le sue opere, ma anche con i suoi scritti, la condizione umana con le  sue sofferenze, i suoi miti, le sue passioni.

L’esposizione vanta la collaborazione e il supporto di numerosi musei di grande prestigio, tra i quali la Tate, il Centre national des arts plastiques di Parigi, l’Estorick Collection di Londra, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, la Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma e il Museo Guttuso di Bagheria. Esposti anche capolavori di importanti gallerie e collezioni private. La mostra “Guttuso. 1912-2012” è a cura di Fabio Carapezza Guttuso, Presidente degli Archivi Guttuso, Roma, ed Enrico Crispolti, Professore Emerito di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Siena con la direzione e il coordinamento generale di Alessandro Nicosia.

La mostra ripercorrere l’intero arco creativo di Renato Guttuso, documentando i diversi movimenti artistici di cui fu protagonista, spesso scomodo, e le accese polemiche che sempre lo animarono, può offrire ai visitatori l’opportunità di confrontarsi con un artista che aveva un’idea forte della funzione dell’arte nella società, una concezione che oltrepassava le mura dello studio. «Se io potessi, per una attenzione del padreterno, scegliere un momento nella storia e un mestiere», scriveva infatti «sceglierei questo tempo e il mestiere di pittore».

Per capire Guttuso non basta vedere le sue opere – alcune delle quali divenute vere icone dell’arte europea -, ma è fondamentale poter approfondire la sua straordinaria capacità di intessere apporti con altri artisti, anche impegnati in discipline diverse. Scrittori come Moravia, Sciascia, scultori come Moore, Manzù, che gli dedicò il monumento funebre dove è sepolto, musicisti come Nono, poeti come Pasolini, Montale, Neruda, registi come Visconti, De Sica, maestri della pittura come Picasso, Sutherland, ebbero con lui rapporti di feconda collaborazione artistica da cui sono nate illustrazioni per libri, scenografie, sodalizi talvolta sviluppatisi in movimenti artistici.

Guttuso, che visse tra Palermo, Milano e Roma, svolgendo una fondamentale funzione di raccordo tra gli artisti che vivevano in quelle città, stabilì nella capitale il centro nodale delle sue relazioni. La città lo accolse fin dal 1931, in occasione della prima Quadriennale nella quale, diciannovenne, fu invitato ad esporre due quadri, lo protesse nel difficile momento della Resistenza e gli offrì sempre occasioni di incontri straordinari. Guttuso la dipinse, rappresentandone l’aspetto più intenso e profondo, sociale, politico, ma anche religioso. Attraverso le sue visioni del Colosseo, dei Tetti di Roma, delle misteriose presenze nei giardini pensili romani, che emergono ne La Visita della sera, scopriamo una Roma diversa, vibrante.

Grazie al lungo lavoro di ricerca compiuto dagli Archivi Guttuso, le opere sono state scelte tra quelle presenti nei più importanti musei italiani ed esteri, oltre che nelle collezioni private più rappresentative. Saranno inoltre esposte le opere che il maestro aveva tenute per sé, nella sua collezione privata; sarà così possibile ammirare le piccole tavolette con le quali, precocissimo, muoveva i primi passi nel mondo della pittura, i capolavori come la Fuga dall’Etna, la Crocifissione, I funerali di Togliatti, il Caffè Greco, La Vucciria, La Spiaggia, la Zolfara, alcuni per la prima volta a Roma, e le splendide nature morte che, negli anni Quaranta, facevano presagire la tragedia della guerra e della catastrofe.

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