Film, ecco Emily Brontë di Francis O’Connor

Emily: recensione del film e trama

Se volete vedere un biopic classico sulla vita di Emily Brontë non guardate il film dell’attrice e regista britannica Francis O’Connor, perché questa pellicola non è per puristi della Letteratura. Il film, che è uscito al Cinema, rende omaggio, con qualche licenza, alla scrittrice inglese che rivoluzionò la Letteratura anglosassone ed europea creando un genere e condizionando gli autori e le autrici successivi. La regista, infatti, gira una pellicola che non racconta fedelmente la vita della scrittrice e poetessa ma ne riesce ugualmente a carpirne l’anima, tra passato e presente.

La Emily di questo nuovo lungometraggio è un’eroina dei nostri giorni che però si colloca molto bene nel suo contesto di riferimento: il 1800. O’Connor immagina in realtà gli eventi dolorosi che diedero origine all’unico romanzo della quintogenita di Patrick e Maria Brontë, quel Cime Tempestose che rivoluzionò la Letteratura inglese. Con una fotografia classica, tra primi piani e panoramiche – che divorano i personaggi, rendendoli piccoli in un contesto naturalistico ampio (come ampie del resto sono le vedute della protagonista) –, il film pone l’accento sul profondo legame tra Emily e suo fratello, Branwell Brontë (Fionn Whitehead), anch’egli pittore, scrittore ed insegnante britannico.

Frances O’Connor – che ha scritto anche la sceneggiatura – crea un personaggio immaginario: il nuovo curato William Weightman (Oliver Jackson-Cohen), di cui Emily si innamora perdutamente. La storia d’amore è molto tormentata e O’Connor ne mette in evidenza tutta la folle passione tra impossibilità di vivere un sentimento così intenso per il puritanesimo di lui.

Il dolore causato da un legame che non potrà essere vissuto appieno, anche a causa dell’intervento di Branwell – che aveva una mente ribelle proprio come Emily, nella quale vedeva un’autrice di straordinario talento -, porteranno la protagonista a scrivere Cime Tempestose. Emily però non subisce gli eventi. Emily agisce, non è agita perché vive intensamente.

L’interpretazione di Emma Machey

Il film inizia con Emily che sul letto di morte racconta alla sorella Charlotte (Alexandra Dowling) la sua storia d’amore, dalla quale poi rivela sia nato il romanzo. Charlotte, dopo la morte di Emily, scriverà Jane Eyre, che – secondo l’immaginazione della regista – si sarebbe lasciata ispirare dalla vita della sorella. In realtà le cose non sono andate propriamente così ma ciò che rende questo film molto intenso (oltre alla regia) è la magistrale interpretazione di Emma Mackey nelle vesti della protagonista.

L’attrice inglese manifesta nel volto e nel corpo il dolore dato della perdita con intensità e al contempo dà vita a una donna intelligente che seppe uscire dagli schemi raccontando non solo l’Amore ma anche i dissidi del suo tempo in modo originale fra impeto e passione, ragione e sentimento, desiderio di rivalsa e prevaricazione, contatto costante con la morte e gelosie. Emily è dunque un film molto coinvolgente, anche grazie ad alcuni simboli come la maschera. Da non perdere.

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