Il Principe di Homburg e il suo amore inespresso

 Flávio Martins Dos Santos
©Flávio Martins Dos Santos

Il Principe di Homburg è il testo capolavoro di Heinrich von Kleist di inizio ottocento, emblematica rappresentazione della scissione tra l’obbedienza alle regole esterne e quelle interiori; a tradurlo e portarlo in scena è Cesare Lievi, regista teatrale e d’opera, docente all’Università Statale di Milano, amatissimo drammaturgo (Premio Ubu nel 2009 per La Badante) e grande conoscitore della letteratura teatrale tedesca.

L’allestimento, messo in scena dal Teatro Nuovo Giovanni da Udine e dal CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia in occasione dei 200 anni dalla morte di Von Kleist (Berlino, 1811), si concentra sulla possibile soluzione del dilemma che dilania il protagonista tra sentimento e legge, libertà e obbedienza, inconscio e norma: da ogni conflitto si esce grazie a un sogno. Così in uno spazio neoclassico, sospeso e irreale (firmato da Josef Frommwieser), dieci attori sempre in scena danno vita, con la fluidità, la precisione e la vaghezza tipica dei sogni, a una vicenda fortemente drammatica e incalzante, in cui l’immaginazione e l’inconscio si confrontano continuamente con la legge e l’ordine, rivelandosi forza fondamentale per decidere la vita, il suo senso e il suo destino. Ci troviamo a Fehrbellin 1675, la notte prima della decisiva battaglia contro l’esercito svedese che ha invaso la Marca del Brandeburgo: il giovane Arturo, principe di Homburg, comandante della Cavalleria, in uno stato di sonnambulismo dichiara a Natalia il suo amore inespresso, e da qui una serie di eventi militari e sentimentali condurranno la coppia verso i propri sogni di amore e di gloria.

«Tutto è sogno, in questo dramma», annota il grande drammaturgo tedesco Botho Strauß. E non c’è modo migliore per restituire l’essenza de Il Principe di Homburg di Heinrich von Kleist. «Mettere in scena oggi questo testo significa fare il punto della tenuta culturale e umana della poesia di uno tra i più sconvolgenti e contradditori poeti drammatici del passato», dice Cesare Lievi che  prosegue «Ho scelto dunque di concentrarmi sul messaggio kleistiano che senza sogno, senza la sua forza, non c’è vita». Come pochi altri scrittori della letteratura europea infatti Kleist ha intuito e rappresentato le lacerazioni e i conflitti della modernità, creando figure immortali che raccontano ancor oggi il nostro destino. Ne sono una prova le continue trasposizioni della sua opera nel cinema, le traduzioni d’autore, le messinscene teatrali. La sua poesia, allo stesso tempo lucida e sognatrice, aiuta a interpretare il nostro mondo, o forse soltanto a renderlo più sopportabile. Lievi ha fatto di quest’opera uno spettacolo misterioso, sospeso in un clima incantato d’irrealtà, in cui il gruppo d’attori perfettamente accordato si muove con forza e sicurezza. Un viaggio interiore, un rito di passaggio e di conoscenza, che traduce in azione un pensiero eminentemente intellettuale.

Dove e quando – La rappresentazione andrà in scena al Teatro Due di Parma domani sera, mercoledì 20 e giovedì 21 marzo alle 21.

Per info: www.teatrodue.org

 

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