Clickbait: recensione della serie tv

Cosa è accaduto davvero a Nick Brewer (Adrian Grenier)? E’ un mostro o una vittima sacrificale? E’ questa la domanda che ricorre negli otto episodi della miniserie di Netflix Clickbait. Cominciamo dal titolo.

L’equivalente italiano di Clickbait è acchiappaclic. Un tempo si usavano i gattini per attirare l’attenzione degli internauti, facendo leva sulla tenerezza che questi animali suscitavano. Oggi il sistema si è affinato e quindi si fa leva ancor di più sulla paura, sul senso del pudore e sulla propensione alla critica e al giudizio che caratterizza ciascuno di noi. Clickbait sta dunque ad indicare un contenuto online, il cui obiettivo è generare click per scopi pubblicitari.

La serie tv si addentra nei meandri del web e in modo particolare nelle chat di incontri online ma con poca convinzione perché al centro della serie ci sono le persone in carne ed ossa e soprattutto i rapporti umani. C’è una moglie. Ci sono dei figli. C’è una sorella. C’è un detective che cerca di affermarsi.

Nick è un fisioterapista di una squadra femminile di pallavolo. Un giorno finisce in rete. Ha tra le mani un inquietante cartello in cui si legge che ha maltrattato le donne. In un secondo cartello c’è scritto che, quando il video arriverà a cinque milioni di visualizzazioni, l’uomo si suiciderà. Chi conosce Nick, in modo particolare la sorella Pia, sa che è una persona onesta, un padre impeccabile, un marito fedele. Eppure piano piano le persone più care cominciano a dubitare facendosi tante… troppe domande. Giustamente o ingiustamente lo scoprirete nel corso degli episodi.

Il protagonista ad ogni modo sembra essere davvero un mostro. Ciò che stupisce all’inizio è che, nonostante le visualizzazioni avrebbero ucciso Nick, le persone continuino a guardare quel filmato senza sosta, come possedute. La serie tv di Tony Ayres e Christian White dal punto di vista del ritmo e della storia è molto avvincente perché sino alla fine è ricca di colpi di scena. Il suo punto forte è proprio l’imprevedibilità, il suo punto debole è una mescolanza di temi sociali, come il mobbing, la solitudine soprattutto delle persone più anziane, la necessità di andare oltre le apparenze, le trappole del web, la tutela della privacy. Tutto questo però non fa nascere una riflessione profonda.

Clickbait ha la finalità di intrattenere parlandoci mettendo in evidenza il lato ombra e gli aspetti positivi del web mediante alcuni personaggi ben costruiti, la cui spinta all’azione resta ignota fino all’ultima puntata. Maria Ianniciello

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