Paul Salopek, a piedi dall’Africa alla Terra del Fuoco (Cile)

La copertina del numero di dicembre
La copertina del numero di dicembre

«Camminare è cadere in avanti». Comincia così il primo reportage di Paul Salopek, una delle firme più prestigiose del giornalismo mondiale. Vincitore di due Premi Pulitzer, Salopek si sta facendo apprezzare anche in Italia grazie a un viaggio pubblicato a puntate (uno all’anno) sul National Geographic; il primo reportage è uscito sul numero di dicembre 2013. Ma non si tratta di un itinerario qualsiasi. Il giornalista percorrerà, infatti, 33mila chilometri in sette anni sulle tracce dell’Homo Sapiens di 60mila anni fa: Salopek, partendo dall’Africa, precisamente dalla Rift Valley in Etiopia arriverà alla Terra del Fuoco, in Cile. Il reporter, che ha con sé un computer e un telefono satellitare, sta percorrendo territori impervi, con un unico non banale obiettivo: riscoprire il giornalismo lento in un’epoca troppo veloce per i suoi gusti, all’insegna della qualità che nella scrittura, ha dichiarato il giornalista a Repubblica, significa scoprire cosa c’è dietro un titolo di giornale o una notizia di 30 righe facendo dei collegamenti e con la voglia di approfondire, di capire.

 Il tragitto
Il tragitto

C’è una sola parola che possiamo utilizzare per definire il primo reportage: coinvolgente. Suddiviso in paragrafi, l’articolo s’intitola “A piedi per il mondo. Dall’Africa alla Terra del fuoco” e si apre con un’immagine singolare del giornalista che si trova nel deserto etiope, con la sua micro carovana di dromedari. Salopek ha cominciato il suo viaggio lo scorso gennaio, partendo dal sito archeologico di Herto Bouri, dove sono state trovate ossa umane di 160mila anni fa, per arrivare a Gibuti, il punto in cui i primi uomini lasciarono l’Africa. L’Homo Sapiens incrociò sul suo cammino altri ominidi, ma cosa accadde non si sa. Molte sono le teorie, poche le certezze. Salopek invece sa esattamente cosa vuole ottenere da questa esperienza: «Sono molte le ragioni che mi hanno spinto a imbarcarmi in questo progetto», chiamato Out of Eden Walk. «L’ho fatto per riscoprire i contorni del nostro pianeta a passo d’uomo, cinque chilometri l’ora. Per rallentare. Per pensare. Per scrivere», racconta nel meraviglioso articolo di National Geographic.

In bocca al lupo quindi a Paul che continueremo a seguire insieme a voi, oltre che sulla prestigiosa rivista, anche sul sito outfedenwalk.nationalgeographic.com. Le foto del reportage sono di Joahn Stanmeyer.

Maria Ianniciello

 

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