GITA IN IRPINA A BORDO DEL TRENO AVELLINO-ROCCHETTA

Antico treno della linea Avellino-Rocchetta

Per la sezione E adesso tocca a voi, cari viaggiatori, Antonio Panzone, presidente dell’ACTaurasia e nostro affezionato lettore, ci racconta la visita guidata con i suoi alunni alla ferrovia Avellino-Rocchetta, un viaggio attraverso l’Irpinia che pochi conoscono. Il tratto ferroviario che collega il capoluogo campano con la sua provincia è «una strada ferrata che conta oltre cento km e altrettanti anni di vita – scrive Panzone –. A me, che,  sono ritenuto un appassionato studioso di questa tratta, perché ce l’ho nell’anima sin  dalla mia prima infanzia, viene chiesto di accompagnare la comitiva. Ho sempre creduto che questa tratta, inoltrandosi nel cuore dell’Irpinia, toglieva dall’isolamento i paesi dell’interno consentendo a tanti di raggiungere il capoluogo, Avellino, per frequentare le scuole superiori, per curarsi in ospedale, per il trasporto dei nostri prodotti.

Ricordo come se fosse ora che mio padre, per farmi cosa gradita, tutte le volte che ci trovavamo nell’attiva stazione di Taurasi, sollecitava la mi attenzione verso la vaporiera in partenza, mentre, sbuffando avvolgeva nel fumo i viaggiatori; ne seguiva un solenne, lungo fischio, e il treno  riprendeva la  sua marcia.  E allora mi lasciavo andare  col pensiero a chissà per quale ignota, misteriosa, fantastica destinazione con quel treno in partenza. In carrozza. . . !?

Il gruppo guidato da Antonio Panzone

A Luogosano, dove ho dato appuntamento alle scuole, sono arrivato con un po’ di anticipo. Il prefabbricato che un tempo era una stazione da tempo immemorabile è in uno stato di abbandono; le porte sono chiuse. L’arrivo del treno  è per le 6.45. Tutt’intorno rovi, spine, erbaccia tra i binari e per ogni dove, sono il segno di una natura selvaggia. Sul treno il fattorino ci consiglia di tenere chiuso il finestrino per evitare i rami degli alberi che potrebbero creare problemi ai viaggiatori che si sporgono. Le fermate nelle stazioni, i ponti sotto cui fanno capolino per un tratto il Calore e poi l’Ofanto, la natura selvaggia e ricca dei colori della stagione in primavera, i paesini le cui case in corsa appaiono addossate l’una all’altra, è lo spettacolo insolito che incuriosisce i giovani viaggiatori. Il viaggio si spende a contatto diretto  con la natura, non è esclusa la sosta in prossimità di qualche paesino lungo la tratta per visitare il posto e gustare prodotti genuini.

La prima tappa è al Goleto. Una bravissima guida  accompagna i ragazzi in tutti gli ambienti: prendono appunti, osservano, apprezzano, si divertono. Quelle colonne diventano vive perché si vestono di contenuto storico e artistico. Segue una visita presso il Museo Etnografico di Lioni, ospitato nell’Istituto Comprensivo N. Iannaccone di Lioni, che è un percorso a ritroso nel mondo contadino del secolo scorso, cui segue un intrattenimento di ragazzi della scuola di Teora, che, indossando costumi d’epoca, suonano con l’organetto e cantano motivi folcloristici locali.  Intorno alle 15.00 si parte per Conza, dove la visita all’Oasi naturale del WWF si presenta interessante grazie anche all’abbinamento di laboratori.

Montella (Av), fiume Calore

Dopo Conza ritorniamo a Lioni per prendere il treno per il ritorno. Il treno non arriva; dopo poco il capostazione di Lioni a mezzo altoparlante ci avvisa che il treno delle 17.30, che doveva riportarci a Luogosano, dove ci attendevano gli scuolabus, non sarebbe passato. Un tronco era caduto sui binari in prossimità di Montemiletto per cui non ci sarebbe stato il treno per il rientro ma un pullman sostitutivo. Il viaggio nel cuore dell’Irpinia attraverso strade e stradine, si annunciava un extra in programma, sicuramente gradito».

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