Ubi labor, ibi libertas

Il Terrone che non ci sta, Rubrica a cura di Nunziante Minichiello (ogni giovedì)

 

©Fotolia.com
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Conoscenza, educazione e realizzazione è il lavoro, il quale in concreto può essere ridotto pure a privilegio con stipendio sicuro e intangibilità del posto; a non lavoro con stipendio assicurato, ma con prestazione diversa da quella per la quale si è assunti e pagati; a prestazione quasi a piacere; a concessione e, cosa più umiliante, a raccomandazione.

Pur sottoposti a propaganda abile e insidiosa, gli Italiani avrebbero potuto rendersi conto dei guai, che combriccole politiche, spesso chiacchierate a ragione, stessero facendo cadere loro addosso.

Uno dei guai più gravi e sentiti, procurati dalle citate combriccole politiche, è la disoccupazione, ossia la mancanza di lavoro, la quale viene da lontano, in pratica è conseguenza della inadeguatezza della scuola ( perché? a pro di chi od a danno di chi?, dell’addio alla siderurgia (perché? a pro di chi? a danno di chi?), dello sfascio della sanità, ormai nota come malasanità, dell’abbandono dell’agricoltura (perché? a pro di chi? a danno di chi?), del degrado sociale e della impreparazione imprenditoriale del Meridione soprattutto (perché? a pro di chi? a danno di chi?): mancando il lavoro, fondamento di Repubblica, manca il terreno sotto i piedi ai cittadini, specie se impreparati a certe sorprese.

Anche se abituati alla speranza, i cittadini affrontino la realtà, cioè scelgano con scrupolo le persone cui affidare la realizzazione della Costituzione, che, pur con i suoi difetti, consente ancora ai cittadini di associarsi a propria difesa, oltre che di accodarsi per altrui soddisfazioni.

Lavoro è autonomia per capacità di fare, di produrre, appagando altrui e proprie esigenze, guadagnando ed ideando e costruendo cose e civiltà.

Lavoro, pur duro ed estenuante, è fonte di soddisfazione; è servizio e non sottomissione; è professionalità e non obbligo a senso unico; non è mai ignobile, anche se privilegiati ancora si dedicano ad arti dette nobili, non tanto per loro capacità quanto per dabbenaggine della massa, finita ignorante e bisognosa: è l’uomo a dare dignità al lavoro, a qualsiasi lavoro, se l’uomo è educato alla dignità ed al sapere ed al saper fare.

Costituzione reciti preminenza di lavoro, che non fa mercato, su capitale, che è necessario ferro di mestiere: per ora, ancora ubi labor, ibi libertas.

N.I. 

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