UN TEST PER LA DEPRESSIONE BIPOLARE

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La depressione ha due volti, uno noto, l’altro meno noto. Esistono due forme di depressione, quella unipolare e quella bipolare; quest’ultima meno conosciuta perché poco diffusa (circa il 2,5 per cento della popolazione generale) è più difficile da diagnosticare perché presenta un quadro clinico alquanto variegato. Chi ne soffre alterna momenti di benessere, periodi di depressione e periodi di espansione affettiva di maggiore (mania) o minore (ipomania) intensità. In un terzo dei casi sono inoltre presenti fasi in cui la persona è contemporaneamente depressa ed eccitata (stati misti). Le persone affette da disturbo bipolare nelle fasi espansive risultano euforiche, creative, piene di energia, ma, se l’eccitazione affettiva non si spegne e si arriva sino alla mania, l’euforia si trasforma in spregiudicatezza e coraggio in incoscienza. Si diventa padroni del mondo: gioco d’azzardo, ipersessualità senza precauzioni e acquisti oltre ogni limite. Non si avverte più la necessità di mangiare e dormire. Ma, oltre agli enormi rischi di questa fase, il peggio deve ancora venire, impersonato dalla lugubre maschera della depressione o peggio del “disturbo misto”, una delle principali cause di suicidio. Per supportare la ricerca scientifica, un gruppo di psichiatri, coordinato da Michael Berk dell’Università di Melbourne, ha redatto una specifica scala di valutazione, la Bipolar Depression Rating Scale (BDRS). In Italia, per merito di psichiatri coordinati da Luigi Janiri, direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria dell’Università Cattolica di Roma, questa scala è stata “tradotta” in italiano con l’obiettivo di favorire l’esatto inquadramento diagnostico della depressione bipolare anche nel nostro Paese.

«Il nostro gruppo di ricerca, proprio in collaborazione con il professor Berk e con le Università di Bari e Bologna – spiega il professor Janiri – ha cercato di adattare questo strumento alla popolazione italiana, minimizzando l’impatto socio-culturale di uno strumento originariamente redatto per la popolazione di lingua inglese. Abbiamo così cercato di fornire ai clinici e alla comunità scientifica nazionale uno strumento utile per la più completa e corretta valutazione della sintomatologia depressiva dei pazienti bipolari». Angelo Bruschi, collaboratore di ricerca presso l’Istituto di Psichiatria e Psicologia della Cattolica di Roma e curatore dello studio, afferma che «lo strumento permette di valutare in maniera accurata il profilo dei pazienti depressi, includendo argomenti specifici per le caratteristiche miste e risultando molto sensibile a quegli elementi psicopatologici comunemente ritrovati nei pazienti bipolari, come l’ipersonnia o l’iperfagia».

E` uno strumento in 20 domande su 20 diversi sintomi che vengono fatte dal clinico (psichiatra o psicologo) precedentemente formato all’utilizzo della scala; a seconda della risposta, può dare un punteggio che va da 0 a 3. Il totale massimo del punteggio della scala è di 60 punti. Le domande variano su diversi sintomi depressivi tipici e atipici, tra cui i sintomi bipolari misti e maniacali. «Si tratta di una scala psicometrica – spiega Bruschi -, quindi serve a misurare (numericamente) la gravità di un sintomo e non serve per fare diagnosi; risulta utile al clinico per standardizzare le domande, ripeterle nello stesso ordine e dare un valore univoco alla sintomatologia, confrontabile nel tempo e tra colleghi, a fini clinici e di ricerca. I risultati a oggi ottenuti sono la maggiore sensibilità rispetto alle scale pre-esistenti con pazienti bipolari». Janiri spera che «grazie a questo strumento si possa migliorare il riconoscimento precoce di tale sintomatologia, caratterizzare le differenze rispetto alla depressione unipolare e, soprattutto, diminuire il numero di pazienti erroneamente interpretati come unipolari e quindi impropriamente trattati come tali». «In tal modo riteniamo che si possa diminuire il rischio di trattare tali pazienti in maniera incongrua, scatenando reazioni contro-polari (un nuovo episodio maniacale), stati misti e rapida ciclicità (cambio dell’umore repentino nell’arco della stessa settimana o addirittura della stessa giornata), fortemente correlati nella letteratura internazionale a un severo incremento dei tassi di suicidio», conclude il professor Janiri.

 

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