The Water Diviner, trama e recensione del film

The Water Diviner tramaUna volta vidi un uomo che, con fare assorto e con due bacchette tra le mani, esaminava il terreno. Era un rabdomante, mi dissero poi. Con la curiosità di una bambina di dieci anni, andai a cercare quel termine nel dizionario, proprio come mi suggeriva di fare la maestra quando ascoltavo una nuova parola, e molto fu il mio stupore nel leggere che il rabdomante possiede la dote divinatoria di cercare, attraverso le vibrazioni di asticelle metalliche, le sorgenti d’acqua nel sottosuolo. L’altra sera, a distanza di molti anni, mi sono ricordata di quest’antica pratica guardando al cinema il film diretto e interpretato da Russell Crowe The Water Diviner, che sta appunto per rabdomante.

Russell Crowe alla regia
Russell Crowe alla regia

Crowe in questa pellicola, che segna il suo esordio alla regia, è Joshua Connor, un agricoltore che cerca appunto le sorgenti nel terreno, come si evince da una sequenza che molto ci dice su questo personaggio: un padre che ha perso i suoi tre figli maschi a Gallipoli nel 1915, durante una delle battaglie più cruenti della Grande Guerra, nel corso della quale le potenze della Triplice Intesa cercarono di oltrepassare lo stretto dei Dardanelli sottovalutando gli ottomani, il cui impero, nonostante fosse sull’orlo del collasso, era comunque ancora vivo e quindi i Turchi si batterono con valore. Nel corso di quello scontro persero la vita migliaia di soldati tanto che la spiaggia di Gallipoli diventò una tomba a cielo aperto, portatrice per questo di malattie letali. Winston Churchill, che aveva escogitato quella strategia militare nefasta, fece mea culpa ma molti di quei morti non hanno trovato degna sepoltura. In questo contesto storico e sociale si sviluppa la trama di The Water Diviner, girato quasi interamente in Australia, la patria adottiva di Russell Crowe, il Paese dove l’attore neozelandese è emigrato nel 1968 con i suoi genitori che lavoravano sui set cinematografici come addetti al servizio di catering. Il film, che è stato girato nel sud dell’Australia, in condizioni climatiche piuttosto ardue, è però ambientato per gran parte in Turchia, dove la macchina da presa di Crowe ci conduce per farci conoscere non solo i risvolti di una vicenda storica poco affrontata ma anche la cultura millenaria dell’Impero Ottomano, fatta di palazzi lussuosi, antiche leggende, storie mistiche e al contempo di tabù e privazioni per le donne, trattate come degli oggetti. L’attore di A Beautiful Mind, però, non prende una posizione precisa e si limita invece a documentare, usando le formule del cinema d’avventura. Lo fa romanzando una vicenda tragica, vista attraverso il dolore di un padre che si reca a Gallipoli, dove egli usa le doti di rabdomante per cercare i suoi figli che impariamo a conoscere con una serie di flashback, i quali ci conducono nell’Australia del primo Novecento, nel cuore di una tempesta di sabbia.

La trama, i colori della pellicola, i primi piani, le panoramiche intense e i movimenti (ogni tanto bruschi) della macchina da presa fanno di The Water Diviner una pellicola discreta, a metà strada tra un lungometraggio di guerra e un film d’avventura, che incita al dialogo tra le etnie e che ci fa conoscere anche le ragioni e la cultura del nemico. Questa dicotomia penalizza il film, il quale avrebbe potuto dirci molto di più su una storia toccante che ha riguardato molti padri, magari regalandoci anche qualche emozione giacché la vicenda si prestava bene.

The Water DivinerUno dei personaggi più intensi e ben costruiti di The Water Diviner è l’albergatrice di Costantinopoli, interpretata da una bellissima Olga Kurylenko. Questa donna enigmatica e intelligente ci fa percepire le fragranze di un Oriente tanto affascinante quanto incomprensibile, narrato nelle storie de Le mille e una notte. Un Oriente che un tempo mediante le vie della seta ci permetteva di apprezzare la bellezza di culture secolari e raffinate purtroppo oggi come ieri macchiate dal sangue e dalla vendetta. Quelle tradizioni che ritroviamo nel sottostrato socioculturale di Paesi a Sud del Mondo. Quegli usi e quei costumi antichi che pervadono le nostre vite, senza che noi ce ne accorgiamo, fino a quando non compare una persona misteriosa o un film che ci apre la strada per nuovi e avvincenti interrogativi, com’è accaduto a una bambina di dieci anni, che cercava di capire chi fosse un rabdomante, e com’è accaduto alla trentenne qualche sera fa in una sala cinematografica.

Maria Ianniciello

Commenti

commenti

Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

Lascia un commento