Pet-Therapy, quando il cane guarisce il padrone

© nyul - Fotolia.com
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L’amore può tutto: guarisce le ferite sia psicologiche sia fisiche. E gli animali più degli uomini sanno provare amore disinteressato per l’uomo, tanto da salvargli la vita o da attenderlo per anni come fece Hachiko, il cane che aspettò alla stazione ferroviaria, fino alla morte, il ritorno del padrone deceduto. Dalla storia è stato tratto il film con Richard Gire. Ma gli esempi cinematografici e della vita reale potrebbero essere innumerevoli. Di recente è stata inoltre resa nota la storia di un uomo che, preso dalla depressione, fu salvato dal suo cane mentre si stava suicidando. Gli animali domestici, in particolare i cani, sanno essere estrememamente affettuosi, soprattutto con i bambini. La storia che vi stiamo per raccontare arriva da Roma e precisamente dal Policlino Gemelli dove è stata praticata la pet-therapy, dall’equipe del dottor Giorgio Conti. Il caso è quello di un bambina di dieci anni, che era in uno stato di depressione post traumatica, e del suo cane, Portos, un cucciolo di Golden retriever che faceva parte della famiglia della piccola. La bimba, ricoverata nel reparto di Terapia Intensiva Pediatrica dell’Ospedale Gemelli di Roma, grazie all’aiuto dell’animale è riuscita a superare la depressione. «Si tratta del primo esempio di pet-therapy del Lazio e uno dei pochi in Italia», spiega Conti a Cultura & Culture. La piccola paziente era affetta da mielite post-infettiva (una reazione del midollo spinale molto rara) e per questo soffriva di tetraplegia, ma il suo cane è riuscito a darle forza e voglia di vivere, facendole ritrovare il sorriso.

La pet-teraphy è una cura alternativa, basata sul rapporto tra il paziente e l’animale, che può essere impiegata in varie patologie. E, se in Italia è ancora poco usata, negli Stati Uniti è prevista addirittura nelle linee-guida di trattamento della Critical Care Society U.S.A. (Società scientifica statunitense di Terapia Intensiva).

«Quello che fa bene all’umore di bimbi è la sensazione di un ritorno alla normalità; è come se vivessero a casa – precisa Conti -. Ogni giorno facevamo entrare il cucciolo nel reparto di terapia intensiva con tutte le accortezze. Il cane deve essere controllato dal vetrinario e fatto accedere in ospedale con particolari attenzioni». Conti annuncia che il risultato «è stato strepitoso», tanto che si ha tutta l’intenzione di continuare. «La bambina ora sta bene ed è a casa. E` stata curata da un’equipe di 30 medici, con il supporto dei genitori che hanno creduto in noi», conclude il medico del Gemelli.

Maria Ianniciello

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