NAPOLITANO: «NON BRUCIARE FIDUCIA CONQUISTATA»

Foto: quirinale.it

«Ci incontriamo questa volta alla vigilia della conclusione della XVI legislatura». Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella tradizionale cerimonia per lo scambio degli auguri di Natale e Capodanno con le Alte cariche dello Stato ha affrontato il consuntivo dell’anno trascorso (e, per certi aspetti anche del settennato). La cerimonia si è svolta ieri pomeriggio al Palazzo del Quirinale alla presenza del Presidente del Senato della Repubblica, Renato Schifani, del Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, del Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti e del Presidente della Corte Costituzionale, Alfonso Quaranta. Dopo l’indirizzo di saluto augurale del Presidente del Senato Schifani, il Presidente Napolitano ha rivolto un discorso alle autorità presenti.

«E se è solo con lieve anticipazione rispetto alla scadenza naturale che stanno per essere sciolte le Camere, brusca è stata di certo l’accelerazione impressa dall’annuncio, l’8 dicembre scorso, delle dimissioni del Presidente del Consiglio Monti – prosegue il Capo dello Stato – Questi ha ritenuto di non poter continuare nella sua azione di governo, dopo che il PdL – il maggiore dei tre partiti sul cui consenso e sostegno in Parlamento essa si reggeva – aveva deciso di astenersi dalle previste votazioni di fiducia considerando conclusa l’esperienza del governo nato nel novembre del 2011.

Questa conclusione non piena, questa interruzione in extremis dell’esperienza iniziata 13 mesi orsono, non può tuttavia oscurarne la fecondità, al di là del rammarico e della preoccupazione che il suo brusco esito finale ha suscitato anche in chi vi parla in quanto Capo dello Stato. I giudizi sui risultati ottenuti in un campo o nell’altro possono legittimamente divergere, e può darsi che si facciano ancor più divergenti, magari nell’imputazione delle rispettive colpe, tra le forze politiche nel fuoco della battaglia elettorale. È eccessivo mettere in guardia, come in questo momento faccio, perché in quel fuoco polemico non si bruci il recupero di fiducia nell’Italia che si è manifestato negli ultimi tempi in Europa, nella comunità internazionale e negli stessi, pur poco trasparenti, mercati finanziari? Attenzione, in giuoco è il Paese, è il nostro comune futuro, e non solo un fascio di voti per questo o quel partito. Il bilancio della legislatura che sta per chiudersi andrà fatto con grande attenzione: ben valutando tutte le innovazioni introdotte nel nostro ordinamento per effetto e nel quadro di intese intervenute in sede europea».

Il cammino da perseguire è ancora lungo e Napolitano ricorda che al centro dei programmi politici devono esserci gli elettori: «Non si pensi di poter nascondere tutto quel che è rimasto irrisolto di decisivi nodi politico-istituzionali venuti al pettine più che mai nel corso dell’ultimo anno».

Si guarda all’Italia ma anche all’Europa dove «si è lavorato, fino al Consiglio Europeo della scorsa settimana, alla definizione di un percorso di più avanzata integrazione, sul piano finanziario, delle politiche di bilancio e delle politiche economiche, in un quadro di rafforzamento della legittimità e controllabilità democratica. Un tale percorso, disegnato nel rapporto del Presidente Van Rompuy, e destinato a sfociare in un’autentica Unione Politica, si giova della relativa stabilizzazione delle condizioni di mercato e dell’accresciuta fiducia nella stabilità dell’area Euro, cui hanno grandemente contribuito la determinazione e le scelte espresse già in luglio dal Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi. Insomma, a vent’anni dal Trattato di Maastricht, si è messo mano al completamento dell’edificio della moneta unica e dell’allora annunciata, ma solo delineata, Unione Economica e Monetaria. È questo il quadro nel quale va visto il più netto e forte impegno a promuovere crescita e occupazione che viene sollecitato da parte dell’Italia come di altri Stati membri. Tale impegno non può in alcun modo prescindere dal proseguimento di politiche di correzione dei conti pubblici, dolorose ma il cui riflesso negativo sulla domanda interna può essere mitigato come ha suggerito il Governatore Ignazio Visco, e il cui apporto a un rilancio dello sviluppo è comunque essenziale».

L’Europa, sottolinea Napolitano, è un bene comune sul quale continuare investire. «Tenendo conto di tutto ciò, anche nel confronto elettorale che sta per aprirsi in Italia su ciascuna forza politica incomberà il dovere della proposta e quindi l’onere di provarne la sostenibilità. E la sede della verifica alla quale chi governerà non potrà sottrarsi è quella dell’oramai codificato “semestre europeo”, in linea con un nuovo quadro di regole per il rafforzamento sia della sorveglianza delle situazioni di bilancio, sia della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche. Perciò non mi pare eccessivo dire che se su molti temi importanti resta intatta la libertà di distinzione e competizione tra diversi programmi politici e di governo, per la posizione dell’Italia in Europa il cammino è segnato, lo stesso sentiero di una dialettica di posizioni tra Stati e governi dell’Unione è ben definito. In un’Europa, dico, che avanza – se pur tra difficoltà e battute d’arresto o lentezze – verso una piena integrazione economica e politica: e questa è l’Europa in cui come italiani non possiamo, nel solco della nostra storia, non riconoscerci per avervi svolto e per svolgervi un ruolo assertivo e conseguente».

In conclusione di discorso, il presidente torna al tema da cui era partito auspicando «continuità e stabilità istituzionale, pur nell’imprevedibile mutare degli equilibri politici. E, aggiungo, fiducia nelle istituzioni, rispetto delle istituzioni. Più specificamente, attenzione e cura per tutte le articolazioni dello Stato democratico: esse vanno rinnovate, ma salvaguardate da particolarismi e spinte centrifughe, come da aperte o subdole contestazioni eversive».

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