IL FONDO ESTERO, BERLUSCONI: CONDANNA POLITICA

Berlusconi è stato condannato a quattro anni di reclusione, di cui tre condonati, e a cinque anni di interdizione.

Il motivo? Come abbiamo già accennato, frode fiscale. Ma, entrando più nei dettagli, leggendo la sentenza si viene  a conoscenza di particolari e aneddoti.

Negli anni Ottanta, come si evince dal documento della sentenza, che potete leggere qui, per i giudici sono state create da Silvio Berlusconi e dai suoi soci società offshore estere al fine di acquistare da case di produzione cinematografiche i diritti di utilizzazione dei film a costi lievitati. Insomma, Mediaset, mediante queste società fittizie con sedi a New York, Los Angeles e Malta, acquistava ad esempio a cento all’Estero e vendeva in Italia a mille. Questo sistema, per i Magistrati, ha consentito così «un’evasione notevolissima». E che fine facevano i soldi non dichiarati? Restavano all’Estero, su conti in Svizzera, nel Principato di Monaco, nelle Bahamas. Una cassaforte segreta, dunque. Per i Magistrati, questa associazione a delinquere ha danneggiato la stessa Mediaset, lo Stato e altre società. Durante il processo sono comparsi diversi testimoni, come Bruce Gordon, e un’email…

Dal canto suo Berlsconi comunque continua a dichiarare che il fatto non sussiste.

«E’ una condanna politica, incredibile e intollerabile – si legge in una sua nota -. E’ senza dubbio una sentenza politica come sono politici i tanti processi inventati a mio riguardo. Ero certo di essere assolto da una accusa totalmente fuori dalla realtà. La sentenza di oggi è la conferma di un vero e proprio accanimento giudiziario e dell’uso della giustizia a fini di lotta politica. Ci sono molte prove della mia innocenza, due delle quali assolutamente inoppugnabili». Nella nota l’ex premier spiega: «L’accusa mi vorrebbe socio di due imprenditori americani, uno dei quali io non ho mai conosciuto – dice -. Se io fossi stato socio di questi imprenditori sarebbe bastata una telefonata all’ufficio acquisti di Mediaset per far acquistare i diritti televisivi che questi due imprenditori volevano vendere, senza pagare tangenti. Se fossi stato socio, sarei subito venuto a conoscenza di una tangente così elevata versata ai responsabili del servizio acquisti, e non avrei potuto che provvedere al loro immediato licenziamento, visto che per quell’ufficio passavano 750milioni di acquisti all’anno. Nessun imprenditore si sarebbe potuto comportare diversamente, permettendo di continuare a rubare ai danni della sua azienda e di se stesso». E poi continua: «Non c’è nessuna connessione assolutamente con la rinuncia alla corsa alla premiership nel 2013. Io e i miei avvocati ritenevamo impossibile una condanna qualsiasi in questo processo e infatti le motivazioni della condanna sono assolutamente fuori dalla realtà. Non si può andare avanti così: dobbiamo fare qualcosa. Quando non si può contare sull’imparzialità dei giudici, questo Paese diventa incivile, barbaro, invivibile e cessa anche di essere una democrazia. E’ triste».

Maria Ianniciello

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