El Papa brasileiro

Papa BergoglioBrasile, Rio de Janeiro – Ci siamo, la visita di Papa Francesco in Brasile sta per terminare. La settimana del GMG finisce domani. Lunedì si torna a casa.

Papa Bergoglio ha portato anche noi nel suo viaggio. Sette giorni di nuove emozioni. Il focus: i giovani. Lui, è un Papa diverso; e ce ne eravamo accorti immediatamente. Col suo “…Fratelli e  sorelle, buonasera!” quando si affacciò su Piazza San Pietro, quella sera della fumata bianca. La visita nella terra dell’America Latina, da dove proviene, ha certamente allargato gli orizzonti. Ha tentato di abbattere barriere mentali fino ad ora irte davanti ai nostri occhi.

Nonostante la pioggia battente e le temperature tutt’altro che miti, lui, il Santo Padre è stato accolto in un boato di gioia scatenata dai milioni di ragazzi e ragazze arrivati da tutto il mondo, come quel sottofondo che si sente allo stadio durante la diretta di una partita di calcio. Fratellanza, amicizia, rispetto, amore. Uguaglianza, legalità, umiltà. Questi sono i valori che trasudano dai suoi gesti.

Ha visitato la favela Varginha. Lui di bianco vestito a passeggiare come se nulla fosse, come se fosse casa sua, come se stesse tra la sua gente. Le immagini in diretta, l’altro giorno, ci hanno mostrato la realtà che vive quel pezzo di terra dall’altra parte della Bella Italia. Non certo una passeggiata di salute. Quella favela è come dire, la meno peggio: è pulita da armi e droga. Già, noi ci lamentiamo dei campi rom arrangiati nelle nostre metropoli. In Brasile, il tempo di lamentarsi non lo concedono. Ti sparano a vista. Sfruttamento, miseria, sporcizia, prostituzione, pedofilia.

Bello il Brasile eh!? Bella la spiaggia di Copacabana! Alla sua sabbia bianca e all’acqua bassa e cristallina ci arriviamo tra poco.

Soffermiamoci sulla questione povertà. Girando per strada, ti accorgi che mentre nei ristoranti i turisti fagocitano cibarie varie, all’ingresso, seduti per terra ti guardano i bambini sporchi e magri. Pieni di pidocchi, forse orfani. I pro e i contro di una terra baciata dal sole. Bambini utilizzati dai narcos. Bambini- corrieri per lo spaccio di droga. Immaginate: qualche ragazzino scalzo, dalla pelle scura, con i calzoncini blu e la maglietta della squadra di calcio nazionale, che al tavolo arrangiato da qualche pedana manco ci arriva e sotto il sole cocente, sta lì ad impacchettare panetti di cocaina.

Che bello il Brasile.

Il Brasile meta dei turisti del sesso. Uomini che si portano a letto le ragazzine che potrebbero essergli figlie. Il viaggio del Papa deve farci da monito. Deve, attraverso i giovani, a Buonos Aires, cambiare il mondo; .”..sono loro il motore del mondo… fate chiasso, fatevi sentire” dice.

Sono i giovani che hanno in mano la chiave del futuro. I giovani, combattivi, volenterosi insaziabili. Una risorsa inesauribile con cui il mondo e in particolare il nostro Stato deve fare i conti. I giovani che non si arrendono, i giovani che lottano, ci credono, cadono, si rialzano, inciampano. Sono in bilico in un sistema che pesa soltanto ai propri interessi; barcollano in un’ Italia che parla parla, ma alla fine fatti concreti, zero. Lunedì mattina Francesco arriverà all’aeroporto di Roma. Qui non correrà il rischio di ritrovasi imbottigliato nel traffico, e ad attenderlo, altro che piogge. Non troverà sconfinate coste. Troverà sempre la stessa povera Italia.

Romina Capone

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Romina Capone

Romina Capone, Avellino. Dottoressa in Lettere e Filosofia presso l'Università degli Studi di Salerno. Laureata in materia di Linguaggio giornalistico, è giornalista pubblicista iscritta all'Ordine dei giornalisti della Campania. Nel 2008 fino al 2010 ha collaborato per il quotidiano provinciale "Ottopagine". Dal 2011 ad oggi scrive per il quotidiano nazionale "Il Mattino". Intermediatore culturale per la casa editrice Il Papavero di Donatella De Bartolomeis. Moderatrice di eventi e scrittrice. Per Cultura & Culture, è responsabile della sezione Cultura (Arte e libri).

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