Celiachia, diagnosi in aumento. Ecco perché

© Giuseppe Parzani - Fotolia.com
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Le diagnosi di Celiachia sono in costante aumento. Ma perché? Forse per la maggior attenzione verso questa intolleranza alimentare da parte della classe medica, unitamente alla disponibilità di test sempre più validi per svelarne l’esistenza? Anche se lo sviluppo delle conoscenze ha favorito in maniera sensibile l’incremento delle diagnosi, altri fattori sono sicuramente coinvolti nell’incremento diagnostico della celiachia, malattia autoimmune che può essere definita come un’intolleranza permanente al glutine, componente proteica di alcuni cereali. Fra questi il dato che oggi la popolazione mondiale consuma una maggior quantità di cereali e che quelli attualmente utilizzati sono assai più ricchi di glutine di quanto non fossero quelli del passato. Questo aumentato carico di glutine potrebbe spiegare lo sviluppo progressivo di nuovi casi di intolleranza al glutine che hanno portato in pochi anni il numero delle diagnosi a raddoppiarsi arrivando a 135mila, con un incremento di circa il 10 per cento all’anno negli ultimi 5 anni mentre il numero teorico di celiaci dovrebbe essere intorno ai 600mila (dati 2011 dell’ultima relazione al Parlamento sulla celiachia presentata nel 2012 –http://www.salute.gov.it/).

La malattia – Le prolamine e le glutenine ad alto peso molecolare contenute nel frumento, nella segale, nell’orzo, nel farro e nel kamut sono in grado di innescare nei celiaci una serie di alterazioni del sistema immunitario in grado di portare ad un severo danno dell’intestino tenue con conseguente perdita dei villi intestinali e comparsa di quella mucosa piatta che è la caratteristica istologica di questa patologia. Anche se l’intestino tenue rimane il principale, ed in molti casi, unico organo-bersaglio, la celiachia può assumere, in una discreta percentuale di celiaci, le caratteristiche di una malattia sistemica con interessamento di numerosi altri organi ed apparati, tra i quali le ghiandole endocrine, il sistema nervoso centrale e periferico, l’apparato cardiovascolare, il sistema connettivo e osteoarticolare, il fegato ed il sistema emopoietico. L’elemento scatenante la celiachia è, quindi, il glutine che per innescare i meccanismi immunologici patogenetici, necessita comunque di una particolare predisposizione genetica che viene a ricoprire un ruolo di primo piano nella diagnosi della malattia celiaca.

Ma Celiaci si nasce o si diventa? L’esperienza degli ultimi decenni ha chiaramente dimostrato che non si nasce celiaci, ma lo si diventa nel corso della vita e che qualsiasi età della nostra esistenza può segnare l’inizio di questa malattia. «Anche alcuni fattori ambientali possono svolgere un ruolo determinante nello scatenamento della celiachia a cominciare dalle infezioni come quelle da Rotavirus o da Adenovirus e altri ceppi virali, così come gastroenteriti di natura batterica contratte dopo un viaggio in paesi con condizioni igieniche non ottimali o infezioni da parassiti – spiega Umberto Volta, responsabile della struttura semplice di malattia celiaca e sindromi da malassorbimento al Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna e Presidente dei consulenti scientifici nazionali dell’Associazione italiana Celiachia (Csn-Aic) -. Fra gli altri fattori ambientali in grado di provocare lo sviluppo della celiachia in soggetti geneticamente predisposti bisogna ricordare la fase del puerperio dopo una gravidanza trascorsa in modo del tutto regolare o stress legati a gravi dispiaceri (ad esempio lutti familiari) o ad interventi chirurgici. Di esempi di questo tipo tutti gli esperti di celiachia sono in grado di citarne a decine. E’ chiaro che tutto ciò non fa altro che confermare che per il manifestarsi della patologia è necessario un habitus genetico ben definito su cui agiscono fattori ambientali in grado di far insorgere la celiachia in qualsiasi età della vita, anche in quella geriatrica». Ma l’ambito della patologia da glutine si è arricchito negli ultimi tempi di una nuova realtà rappresentata dalla sensibilità al glutine non celiaca (SGNC) la cui definizione, condivisa da un panel di massimi esperti internazionali in materia alla 2nd Consensus Conference on Gluten-Related Disorders, tenutasi a Monaco di Baviera nel dicembre 2012, è quella di una sindrome caratterizzata da molteplici sintomi intestinali e/o extraintestinali correlati alla assunzione di glutine, che migliorano o scompaiono dopo l’eliminazione del glutine e che recidivano quando il glutine è reintrodotto nella dieta, in soggetti in cui è stata esclusa preventivamente la diagnosi di Celiachia e di allergia al grano. L’attenzione crescente dei ricercatori di tutto il mondo e dei media per la SGNC hanno spinto l’Associazione Italiana Celiachia (AIC) e la Fondazione Celiachia (FC) a scendere in campo per cercare di far luce sui vari aspetti ancora oscuri di questo disordine correlato all’assunzione di glutine. AIC e FC hanno pertanto deciso di istituire il comitato scientifico laico sulla sensibilizzazione al glutine non celiaca sotto la coordinazione scientifica dei Professori Gino Roberto Corazza (Pavia) ed Umberto Volta (Bologna) e, come primo passo, del suddetto comitato, di promuovere una indagine prospettica sulla SGNC mediante la compilazione di un questionario inviato a centri di diagnosi per la Celiachia. Si discuterà di questo argomento al convegno “Nutrizione & Crescita” che si svolgerà il 17 maggio alle 14 nell’ambito di “Pianeta Nutrizione & Integrazione” – IV Forum Multidisciplinare sulla Sana Nutrizione, in programma alle Fiere di Parma (16-18 maggio 2013). Nel corso della conferenza è previsto un intervento anche del professor Volta.

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