Biologico, il cibo ‘costoso’ che piace agli italiani

Sempre più italiani acquistano cibo biologico. Cresce la domanda interna e di conseguenza aumenta il numero delle aziende produttrici, con dati incoraggianti per l’agricoltura: un settore vitale in un Paese come l’Italia. Come si evince dai dati diffusi dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Fino al 31 dicembre 2015 il numero degli operatori era di 59.959, con una superficie agricola utilizzata di 1.492.579 ha. Le prime tre regioni per numero di operatori sono la Sicilia, la Calabria e la Puglia, mentre le prime tre regioni per numero di trasformatori e importatori sono la Puglia, la Toscana e la Sicilia. Nel complesso il trend, come accennato, del mercato biologico, è positivo: dal 2011 al 2015, il settore è cresciuto del 15 per cento. Aumenta la vendita diretta (dal produttore al consumatore), con un incremento del 14 per cento, sempre dal 2011 al 2015. Ora, molte sono le domande di Cultura & Culture: perché i consumatori si stanno indirizzando verso il cibo biologico? Ed è necessario acquistare alimenti Bio per mantenere lo stato di salute? Che cosa sono l’agricoltura e l’allevamento biologici? Abbiamo contattato, quindi, chi ha competenze in materia per saperne di più.

Il medico: «Il cibo biologico non è un amuleto che ci protegge da tutti i mali!»

Ciò che sta accadendo è alquanto paradossale, perché il cibo, che una volta era consumato dai ricchi, oggi costa meno di quegli alimenti poveri, come per esempio i cereali integrali e i legumi, il cui prezzo lievita se sono coltivati con metodi biologici. Perché questo accade? Nel secondo dopoguerra si è rinnegato completamente il passato, perché la povertà aveva creato molti disagi, con forti carenze nutrizionali. Il latte e le carni scarseggiavano. Oggi la situazione è notevolmente migliorata con un radicale cambio di tendenza che ci ha indotti tuttavia a consumare cibi raffinati e di provenienza incerta. Le patologie di una società ‘opulenta’ come quella attuale (colesterolemia, ipertensione, diabete, cancro, malattie cardiovascolari, obesità…) sono aumentate e la massiccia campagna di prevenzione mira innanzitutto a un cambiamento dello stile di vita che dovrebbe essere più naturale. Bisognerebbe seguire i ritmi della natura e anche gli alimenti dovrebbero essere integri, non sottoposti a lunghi processi di lavorazione industriale, molto dannosi per la salute. Insiste proprio su questi concetti la dottoressa Sara Farnetti, medico specializzato in Bioterapia Nutrizionale. «Biologico non equivale sempre a salutare», ci dice. «Il cibo Bio non è un amuleto, è molto importante piuttosto accertarsi della provenienza della materia prima magari acquistando i prodotti direttamente dall’agricoltore e poi è necessario abbinare in modo corretto, nello stesso pasto, gli alimenti», aggiunge.

 

Meglio che compriamo la frutta e la verdura coltivate dal contadino di fiducia con i metodi convenzionali che prodotti biologici di provenienza incerta. Eppure, come anticipato, c’è tutto un discorso che certamente approfondiremo e che riguarda la cultura del cibo. L’organo del gusto non è la lingua bensì il cervello. «Ciò che in una determinata epoca è giudicato positivamente, in un’altra può cambiare di segno; ciò che in un luogo è una ghiottoneria, in un altro può essere rifiutato con disgusto», si legge nel libro “Il cibo come cultura” di Massimo Montanari (edizioni Laterza). La definizione del gusto – di conseguenza anche le Mode – fa parte del patrimonio culturale delle società umane. I contadini europei che per secoli hanno consumato pane scuro confezionato con cereali considerati inferiori (segale o orzo) avrebbero sicuramente desiderato mangiare pane di frumento, proprio come i signori. Oggi il pane scuro (meglio se fatto con grano biologico), che definiamo integrale, si è trasformato in cibo d’élite e paradossalmente l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci induce a nutrirci di quegli alimenti un tempo ‘poveri’ al centro della vera Dieta Mediterranea (ortaggi e frutta di stagione, legumi, cereali integrali). C’è dunque un cambio di tendenza che ci riporta alle radici, ma paradossalmente questa modifica dello stile di vita, con l’introduzione degli alimenti biologici, costa parecchio alle tasche degli italiani. Il cibo dei poveri è diventato l’alimento per ricchi!

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Coldiretti, intervista ad Annalisa Saccardo

Abbiamo visto che il mercato del cibo biologico cresce. Per saperne di più su questo tipo di agricoltura abbiamo posto alcune domande ad Annalisa Saccardo della Confederazione Nazionale Coldiretti – Area Ambiente e Territorio. Le abbiamo innanzitutto chiesto delucidazione sull’agricoltura biologica: «è un metodo di produzione a basso impatto ambientale ed è l’unico metodo disciplinato da norma comunitaria, è certificato, per cui esistono alcuni organismi di certificazione terzi accreditati dal Ministero delle Politiche Agricole», ci dice. «Ogni impresa biologica, nel momento in cui decide di aderire a questo metodo di produzione, sceglie l’organismo di certificazione, il quale attesta al consumatore e sul mercato la rispondenza del processo di produzione, che ha seguito l’agricoltore, alle norme stabilite dal disciplinare di produzione previste dal regolamento comunitario. Ciò che identifica il metodo di consumo biologico e lo distingue dall’agricoltura convenzionale è che sono rispettati degli standard superiori in termini di rispetto ambientale e di benessere degli animali, per quanto riguarda l’allevamento», precisa Saccardo.

Quali sono i vantaggi della produzione biologica sull’ambiente?
Il metodo di produzione biologico è fondamentalmente rispettoso del suolo e tende a essere a ciclo chiuso, nel senso che si basa sul riciclo dei materiali della produzione che vengono poi riutilizzati nell’ambito del processo produttivo dell’azienda. Per esempio, gli escrementi degli animali sono compostati e riutilizzati come fertilizzante all’interno dell’impresa oppure gli scarti delle colture vegetali vengono ugualmente riutilizzati; insomma ci sono una serie di norme nell’ambito del regolamento europeo che garantiscono questo circolo virtuoso per quanto riguarda la riduzione dell’impatto del processo di produzione sull’ambiente. La filosofia del metodo è di andare verso un’agricoltura che sia il più possibile basata sul principio di naturalità. L’elemento più noto è che non si utilizzano prodotti fitosanitari e fertilizzanti di sintesi chimica; se questi prodotti vengono impiegati, sono di origine naturale. E poi si applicano alcune pratiche agronomiche come le rotazioni colturali e questo fa sì che l’agricoltura biologica sia un modello non intensivo. Per quanto riguarda l’allevamento, sono rispettati degli standard di benessere degli animali superiori a quelli della zootecnia convenzionale e, nella cura delle malattie, non si ricorre alla Medicina convenzionale bensì omeopatica, tranne che per due trattamenti l’anno, consentiti con antibiotici quando insorgono patologie non curabili con la Medicina omeopatica.

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Com’è la situazione in Italia?
Siamo il primo Paese in Europa per quanto riguarda il numero di operatori che hanno investito sul metodo di produzione biologico e siamo secondi alla Spagna per il numero di ettari destinati all’agricoltura biologica. Siamo in un Paese molto all’avanguardia, anche per la richiesta dei consumatori, perché c’è stato un boom per quanto riguarda la domanda dei prodotti Bio. Mentre in passato l’impennata della domanda si verificava dopo scandali aziendali che riguardavano l’agricoltura e l’allevamento convenzionali, oggi c’è proprio uno zoccolo duro di consumatori che sceglie il biologico. Le imprese agricole producono in Italia ma la produzione nazionale non riesce a coprire domanda interna e purtroppo c’è anche la voce importazione dall’estero. Coldiretti è impegnata a promuovere le imprese italiane, anche perché le nostre produzione ortofrutticole hanno caratteristiche di qualità già di per sé presenti nel convenzionale, poi se aggiungiamo il valore del metodo biologico chiaramente abbiamo prodotti di altissima qualità. Oltretutto il consumatore, nell’acquistare alimenti italiani, ha il vantaggio di avere un prodotto fresco e stagionale, non conservato e soprattutto, non essendo stato importato, ha alle spalle un minore impatto ambientale inferiore perché non ci sono emissioni di gas dei mezzi di trasporto. Coldiretti ha promosso la realizzazione di una filiera corta e in quest’ambito i prodotti biologici, tramite i Mercati di Campagna Amica, sono facilmente accessibili e acquistabili ad un prezzo più conveniente, perché non c’è l’intermediazione dei grossisti (Il consumatore acquista dall’agricoltore, ndr).

Logo Europeo Biologico
Logo Europeo Biologico

Come difendersi dal falso biologico? C’è stata un’inchiesta. Lo scorso anno ne ha parlato anche la trasmissione Report…
Il consumatore deve essere molto attento a leggere le etichette, questo è un passo fondamentale; i prodotti biologici si riconoscono perché c’è il logo comunitario dell’agricoltura biologica che è un rettangolo a campo verde, con una foglia disegnata con le stelline (immagine in alto, ndr). Poi ci deve essere il codice dell’organismo di controllo che ha certificato l’alimento; oggi è segnata anche l’origine geografica del prodotto. Per quanto riguarda lo sfuso – come possono essere, in alcuni punti vendita, le cassette con frutta biologica – il rivenditore deve esibire il certificato che attesta che si tratta di una partita Bio. Il sistema di controllo è piuttosto efficace, certamente come in tutti i settori economici ci sono delle possibilità di truffa. I casi, che si sono verificati, non hanno interessato le imprese agricole bensì i gruppi alimentari di trasformazione delle materie prime importate dall’estero e dichiarate Bio, quando non lo erano; poi i prodotti sono stati certificati come biologici. E` evidente che il prezzo più elevato del prodotto biologico può essere un motivo in più per dare origine a questo tipo di frode, che si verifica chiaramente quando ci sono degli organismi di certificazione compiacenti che rilasciano delle false documentazioni.

Questi organismi di certificazione sono costituiti pure dai cosiddetti ‘controllati’. No?
Il produttore agricolo, che viene certificato, paga l’organismo per il servizio di verifica. Ma questo modello è previsto dal regolamento comunitario, non è una scelta italiana e funziona così in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Il regolamento prevede un’autorità nazionale, che nel caso italiano è il Ministero delle Politiche Agricole, il quale deve accreditare gli organismi di certificazione. Il Ministero esercita un potere di vigilanza su questi organismi e a livello territoriale ci sono le Regioni che devono a loro volta sorvegliare sull’operatività di questi enti di certificazione; e purtroppo le Regioni a volte non esercitano in maniera esaustiva questo tipo di controllo e si possono verificare i casi che sono arrivati poi alla cronaca. La proposta di Coldiretti è di riformare completamente questo sistema, facendo in modo che la certificazione non sia attribuita a degli enti privati, ma venga ricondotta al Ministero delle Politiche Agricole e all’Ispettorato Repressione Frode, cioè a degli Enti pubblici, e a nostro avviso sarebbe una buona soluzione per rafforzare la vigilanza ed evitare le truffe causate anche da questo accordo tra privati (N.B. Il prodotto viene certificato in tutta la filiera, dai dai campi alla tavola, ndr).

E il consiglio di Coldiretti per il consumatore?
Leggere le etichette e comprare il biologico italiano che, nonostante i casi verificatesi, ha caratteristiche di sicurezza del prodotto più elevate rispetto a quelle di altri Paesi. Possibilmente approvvigionandosi presso i Mercati di Campagna Amica. I vantaggi sono tanti. Innanzitutto s’instaura un rapporto di fiducia tra produttore e consumatore. Ci sono gruppi di consumatori che hanno individuato aziende biologiche dove acquistare i prodotti. Queste imprese agricole a volte consegnano anche a casa.

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