Fukushima, due anni dopo

©Digital Globe
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A  due anni dal disastro di Fukushima, avvenuto l’11 marzo 2011, mentre 160mila persone sono ancora costrette a vivere lontano da casa per le radiazioni (e molte non ci torneranno mai più), il governo giapponese vuole riaccendere le centrali atomiche, riaprire quelle spente in seguito al disastro di Fukushima e realizzarne di nuove. Nel secondo anniversario della tragedia nucleare giapponese, Legambiente fa sapere che si unisce all’appello delle donne di Fukushima contro le centrali perché, come recita il testo della contestazione: «Nessuna parola di cessato allarme del governo né la sua promessa di realizzare l’energia nucleare più sicura del mondo potrà mai restituirci le vite perdute, le famiglie frammentate, gli amici strappati, le abitazioni, il lavoro, la salute e la pace interiore devastati, né la nostra amata Fukushima». Gli italiani con il referendum del 2011 hanno espresso chiaramente la loro volontà contro l’utilizzo del nucleare. «Ma l’impegno italiano non può fermarsi entro i nostri confini: è importante continuare a lottare fino a quando l’ultima centrale nel mondo sarà spenta», sostengono dall’associazione. Per questo, nel secondo anniversario del disastro di Fukushima, Legambiente, «insieme a Semi sotto la neve, aderisce e promuove in Italia l’appello delle donne giapponesi e invita tutti a far arrivare un messaggio di solidarietà ai bambini, alle donne e agli uomini di Fukushima che continuano a soffrire, e a tutto il popolo giapponese, con l’augurio che anche loro possano liberarsi presto delle loro pericolose centrali nucleari».  A parlare è proprio il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, che afferma: «Le alte concentrazioni di cesio 137 rinvenute nei giorni scorsi nei cinghiali in val Sesia mostrano inequivocabilmente la durata nel tempo e la gravità dei danni del nucleare – ha dichiarato il presidente nazionale – . Continuare a percorrere la strada dell’atomo oggi risulta illogico, vista la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie rinnovabili in grado di sostituire in modo più sicuro e pulito le centrali nucleari e di condurci sulla via dell’uscita anche dalle fonti fossili». Opinione condivisa anche dal responsabile nazionale, Angelo Gentili, che però aggiunge: «La tragedia nucleare di Fukushima ha molte similitudini con l’incidente avvenuto ventisei anni fa a Chernobyl. Non soltanto per la mancanza di informazioni nei confronti delle popolazioni locali e per la mancanza di un monitoraggio costante sulla presenza delle radiazioni, ma anche per la diffusa contaminazione e la dissennata e inconcepibile scelta di continuare a utilizzare l’atomo senza un forte e significativo segnale di tutela della salute dei cittadini. Questo dimostra che occorre una pressione molto forte da parte dei movimenti antinuclearisti di tutto il mondo per fare chiarezza e cercare di arrestare questa scelta inconcepibile».

 

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