Gli uomini? Impauriti dal pensiero femminile

Il Terrone che non ci sta. Rubrica a cura di Nunziante Minichiello

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Chi vuole la donna oggetto da godere a piacimento ne ignora umanità viva e vera, cioè pensiero, dignità, intelligenza, virtù e pure stupidità. Femmina, conquistata con lusinghe e con regali, per essere ammirati e pure invidiati, scoprendosi donna intelligente, capace di gestirsi e di gestire, sorprende maschio: bambola preparata ed adornata per piacere a vedersi ed a godersi, è dotata di anima. Il maschio si disorienta e non si raccapezza: femmina ubbidiente non ha mai voltato dietro parola, abbozzando pure e tacendo.

Quelli, maschi e femmine, che vogliono la donna oggetto, tutta curve, nudi e pose calamitanti a sogni solo a volte realizzabili, negano donna pensiero, che cambierebbe i loro progetti, impedirebbe i loro successi e ridurrebbe i loro guadagni, che consentono tenore di vita da veri gaudenti benestanti. Donna, simulacro di brame, diva, idolo e mito fa girare teste e miliardi. Antiche costumanze, ancora perduranti, fanno raramente vedere uomo e donna prendersi per mano ed andare verso il mondo: donna è per lo più vistoso ornamento, che impreziosisce ed inorgoglisce, giocattolo che a volte stanca, si sostituisce, si butta o si distrugge.

Pragmatici non capiscono ragioni di spirito.

Neanche i razionali Romani seppero difendere con logica e con argomenti i loro ancora ineguagliati principi di giustizia e di parità; usarono la forza, che, uccidendo spiritualisti, ne fece martiri, ancora ricordati dal mondo, nel quale però manca il civis sciente, cosciente, responsabile e sovrano: affascinano favole, attraggono speranze e vincono promesse, rara ratio.

Danaro in abbondanza consente abiti favolosi ed oggetti eccezionali per fattura e prezzo, fa abitare in auree dimore, gonfia conti correnti bancari e riempie armadi e forzieri, ma non soddisfa lo spirito, che prima o poi farà sentire la sua voce, come i popoli oppressi finiscono per farsi ascoltare con le rivoluzioni.

Singoli o popoli, quando non riconosciuti od addirittura lesi nella dignità e nei diritti naturali o scritti, prima o poi si ribelleranno, mettendo a nudo dimenticanze e prepotenze di chi avrà ignorato anche reiterate richieste. Si adotti e si rispetti “probe vivere, neminem laedere suum cuique tribuere”, intelligibile anche per chi non conosce il latino. Il quale latino avverte che ricchezza, pur rincorsa in ogni momento e spesso ad ogni costo, non sempre fa “par bene comparatum”.

n.m. 

 

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