Il passato? Lascia andare i brutti ricordi: solo oggi conta

Buddha affermava che il segreto della salute fisica e mentale non sta nel lamentarsi del passato, né del preoccuparsi per il futuro, ma nel vivere il momento presente con saggezza e serenità. Oggi, la stragrande maggioranza delle persone indugia sul passato, vive di nostalgia o di rimorsi per scelte passate o per situazioni per le quali ci si rimprovera di non aver fatto bene o meglio. Tutto questo ci priva del piacere di vivere il presente, l’unico momento che conta. I ricordi sono importantissimi, molte malattie degenerative privano l’individuo della sua memoria facendo perdere a queste persone la propria identità.

Noi siamo quello che siamo grazie ai ricordi e attraverso le esperienze ci evolviamo come individui. Più esperienze facciamo e più connessioni neurali creiamo, ampliamo il nostro bagaglio di conoscenze , acquistiamo maggiori capacità vivendo. Il problema nasce quando rimaniamo incagliati nel passato, quando cioè non sappiamo trarre insegnamento da quello che è stato, ma lasciamo che riviva costantemente nella nostra esistenza. I sensi di colpa, la rabbia e il risentimento nascono dal giudizio che diamo alle nostre esperienze e alle persone che ne fanno parte, nella vita s’impara sempre a prescindere se facciamo qualcosa in maniera corretta o meno.

passato lascia andare i ricordi

Sono le nostre valutazioni che stabiliscono se una cosa è giusta o sbagliata e questo ci priva della nostra libertà, diventiamo dipendenti dagli eventi e conseguentemente dal passato. Siamo noi che giudichiamo gli eventi, questi non sono né buoni, né negativi, sono solo degli eventi… delle esperienze. A tal proposito per rendere più chiaro il senso delle mie parole, vi racconto la breve storia di un servo e del suo re. Il servo era convinto che Dio non sbagliasse mai e lo ripeteva di continuo al suo re, il quale invece non credeva a quelle parole.

Un giorno il re si tagliò un dito e volle sapere dal servo che cosa ne pensasse. Il servo rispose che Dio non sbaglia mai. Allora il re, preso dall’ira, l’incarcerò. Durante una battuta di caccia il sovrano s’imbatte in una popolazione indigena dedita ai sacrifici umani. Gli indigeni – catturato il re – decisero di sacrificarlo, ma si accorsero che aveva una mano priva di un dito e loro dovevano sacrificare solo individui sani, per cui lo liberarono. Il re, di ritorno al suo castello, liberò il suo servo e gli chiese scusa per il suo comportamento e per non avergli dato ascolto, e raccontò l’accaduto. Il servo, dopo aver ascoltato l’episodio, disse al re di non scusarsi, perché se non l’avesse incarcerato, sarebbe andato con lui ed essendo completamente sano lo avrebbero sacrificato; per cui riaffermò con maggiore convinzione che Dio non sbaglia mai.

La storia ci dice che gli eventi hanno il compito d’insegnarci qualcosa ma non devono essere giudicati. Proviamo rancore per un rapporto finito perché vogliamo dare una spiegazione all’accaduto cercando di capire la causa e il colpevole mentre l’unica cosa da fare è benedire e lasciare andare la persona perché essa ha svolto egregiamente il suo ruolo. Lo stesso vale se perdiamo soldi. Per esempio se un investimento va male rimpiangere quanto fatto vuol dire che non crediamo nelle infinite possibilità che ci sono costantemente nel mondo. Non bisogna rimpiangere le primizie passate, perché oggi quelle cose non vanno più bene: un nuovo banchetto ci attende se solo apriamo gli occhi e il cuore per accettarlo.

Idealizziamo persone ed esperienze passate e così facendo impediamo al flusso di nuove circostanze di affacciarsi nella nostra vita. Creiamo sensi di colpa e ci rimproveriamo perché le cose potevano andare diversamente solo se… Tuttavia, se avessimo potuto fare di più o meglio l’avremmo fatto; non possiamo avere il controllo sulla nostra vita e sugli eventi. L’unica cosa da fare è seguire il flusso, coglierne il senso profondo, accogliere quello che viene e agire con nuova energia. Le emozioni non vanno rinnegate, perché hanno per noi un valore enorme dato che esistono; la questione è di non farci dominare da esse. Le emozioni sono come la marea: vengono e vanno via. Questo è il loro compito, si trasformano in qualcosa di diverso quando non seguono tale flusso. E, quando questo accade, perdiamo il contatto con la realtà e viviamo nel passato…nei ricordi lasciando che la vita scorra.

Quando proviamo tristezza, significa che abbiamo vissuto l’evento anche se in maniera dolorosa ma, quando non la lasciamo andare, essa si trasforma in rancore perché iniziamo a indagare sulle cause del nostro stato d’animo dimenticando di cogliere l’insegnamento dalla situazione conclusa e non avendo fede in nuove possibilità. Le opportunità mancate si ripresentano se lasciamo che le cose fluiscono da sole perché la nostra coscienza ora è matura per ricevere.

Nel mondo non si perde nulla, le cose ci arrivano sotto una forma nuova che solo una visione interiore può cogliere. Guardiamo la natura, le piante e gli animali nascono, crescono e muoiono in un ciclo costante; lo stesso accade a noi. Il bambino non rimane tale per sempre, cresce e diventa adulto. Fa parte dell’evoluzione; la percezione del passato come qualcosa di reale è una novità dell’uomo moderno, poiché gli antichi vivevano alla giornata e conoscevano l’importanza di tale pratica.

Il passato non può essere un riferimento perché ogni momento è diverso da un altro, quando ci facciamo condizionare dal fascino di quello che è stato, perdiamo di vista ciò che sta accadendo nel presente. Mi piace pensare alla vita come a un’auto di cui noi siamo i piloti. Durante il tragitto la cosa importante è guardare avanti per osservare il percorso, in questo modo siamo presenti, usiamo gli specchietti retrovisori per evitare guai (questo è far tesoro delle esperienze passate), ma quando ci facciamo distrarre e ci voltiamo troppo spesso indietro è facile che andiamo a sbattere. Questo accade quando viviamo troppo nel passato.

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