In Treatment 3: recensione dei primi cinque episodi

In Treatment 3: il ruolo di don Riccardo

In Treatment 3: è cominciata la serie tv tra momenti di panico e crisi d’identità profonde che si tenta di attenuare con silenzi o con un fiume di parole. Tanto per citare i Jalisse, noto gruppo musicale italiano. Parole che s’inseguono nella mente e nella vita dei personaggi non in cerca di un autore bensì di un’identità, perché oggi i disagi si fanno sentire più di un tempo. Sono i dilemmi esistenziali di persone che celano dietro una maschera di indifferenza o di atroce dolore il loro vero volto. E così compare nella terza stagione un prete cattolico.

Si chiama don Riccardo. Sul suo volto non trapela nessuna emozione… non si avverte il brivido della passione, perché ogni cosa viene bypassata tramite la logica. Questo sacerdote pone lo psicoterapeuta Giovanni Mari (Sergio Castellitto) di fronte a nuovi quesiti  filosofici che riguardano l’essere umano e il suo rapporto con il Metafisico. Domenico Diele dà voce con una certa incisività a padre Riccardo, studioso di Teologia Morale che un giorno ha perso la pazienza, esternando la propria rabbia, durante una partita di calcetto.

In Treatment 3

In Treatment 3: l’amnesia di Rita

In Treatment 3, però, non è solo Don Riccardo: i primi cinque episodi si susseguono (anche se restano ben divisi tra loro) e la macchina da presa ci pone con le spalle al muro, giacché noi non siamo solo spettatori passivi. Al contrario con i personaggi soffriamo, amiamo, ci immergiamo nel loro spazio inconscio per far diventare cosciente la parte nascosta dell’iceberg. Non il grande masso di ghiaccio che affondò il Titanic, bensì tutto ciò che dimora nella nostra mente e che abbiamo rimosso per proteggersi, forse, dal dolore. Così come fa con ostinazione Rita, attrice che soffre d’amnesia e che – si scopre – ha la sorella Patrizia (ex paziente del dottor Mari) in fin di vita per colpa di un cancro giunto allo stadio terminale. Margherita Buy sembra a suo agio nei panni di questa donna tanto bella ed affasciante quanto complicata.

In Treatment 3: Bianca e gli attacchi di panico

Fa tenerezza invece Bianca che proprio come l’imprenditore (Michele Placido) della seconda stagione soffre di attacchi di panico inspiegabili. L’accento romanesco che Giulia Michelini dà a questo personaggio è delizioso. L’attrice si supera dimostrando di avere una buona dose di versatilità. In Treatment 3 sta al passo con i tempi e appare un diciassettenne gay adottato, che ha ricevuto un messaggio su Facebook dalla madre biologica. La rabbia di Luca (Brenno Placido) somiglia all’emozione che Giovanni Mari getta addosso alla nuova psicoterapeuta – interpretata da un’ottima e pacata Giovanna Mezzogiorno – senza alcun ritegno e limite.

In Treatment 3 recensione primi episodi

In Treatment 3: la nuova psicoterapeuta di Mari

La nuova dottoressa è giovane, bella e lavora in uno studio molto luminoso in netto contrasto con gli spazi bui in cui Mari riceve i suoi pazienti. Come se il vecchio cedesse il posto ad un futuro colorato, meno insidioso, sicuramente più in linea con il vissuto di Giovanni Mari che, però, all’inizio rifiuta con disprezzo la terapeuta, forse perché soffre di insonnia o per una presunta diagnosi di Parkinson o meglio ancora perché è un po’ succube della famosa psicologa che lo ha tenuto in cura per oltre trent’anni. Sembra quasi che il personaggio di Castellitto sia stregato da questa figura. Vedremo. Per il momento farsi un’idea e poter esprimere un parere definitivo su In Treatment 3, guardando i primi cinque episodi, è prematuro. Le puntate sono trentacinque. La serie tv va in onda su Sky Cinema ed è diretta da Saverio Costanzo ed Edoardo Gabbriellini. Continuate a seguirci…

 

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto