La mia vita senza iPhone: i libri usati nel negozio che sapeva di antico

Prima di parlarvi del negozio di libri usati voglio aprire una parentesi sulla lettura. Che cos’è che ci spinge a leggere un libro in pochi giorni, se non addirittura in una notte? Penso che il fattore tempo giochi un ruolo sicuramente non predominante ma decisivo. Parlo per me, è ovvio! Da quando ho deciso di portare avanti questo esperimento, riponendo per quindici giorni l’Innominato nel cassetto, non ci crederete ma ho ripreso a leggere con più voracità e passione di prima.

Un libro tira l’altro. Perché mi sta accadendo una cosa del genere? Non lo so. Ad ogni modo trascorrevo le mie pause lavorative o altri momenti della giornata (quando ero a riposo) chattando con qualcuno. Mi capitava anche di girovagare per la Rete senza una meta precisa o addirittura di aggirarmi su Facebook alla ricerca di qualche post invitante, su cui trattenere conversazioni!

Prima dell’arrivo dell’Innominato, avevo la media di quattro libri al mese; questa proporzione purtroppo si era abbassata considerevolmente e, pur imponendomi di leggere, mi capitava di finire un libro in un mese, a volte di più. Non c’è nessun record da raggiungere, sia inteso. Un libro va gustato, a maggior ragione se si tratta di un romanzo.

Mi sembra di aver letto da qualche parte che più si finisce velocemente un testo (cioè non una pagina al giorno, per intenderci) più il suo contenuto entra nella nostra mente inconscia. E devo dire che è quello che mi è accaduto con Ancora tu, il nuovo romanzo di Valeria Leone, che ho finito in pochi giorni, leggendolo soprattutto di notte come quando ero adolescente. Scriverò dell’ultimo lavoro della scrittrice sannita in un articolo a parte. Qui mi soffermerò su una ragazzina che leggeva i romanzi Harmony, amava le fiabe e le favole e ogni pomeriggio guardava film d’amore, nelle roventi estati degli anni Novanta.

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Il negozio di libri usati e l’iniziazione alla scrittura

Mi sono appassionata alla lettura seriamente alle Scuole Media, quando la docente di Italiano guidò l’intera classe negli spazi sconfinati della Mitologia greca, dell’Iliade e dell’Odissea in particolare. Immaginavo sirene e luoghi incantati. Immaginavo mari incontaminati e tante divinità. Vedevo Poseidone dominare le acque marine, spesso accigliato, mentre Ulisse cercava di superare ostacoli insormontabili per tornare alla sua Itaca.

Erano gli anni di Beverly Hills, dei Mondiali di Calcio Usa ‘94 e delle partite di pallavolo con la mia amica di sempre e fu lei, in un pomeriggio estivo, a portarmi in un negozietto del mio paese dove vendevano libri usati di tutti i generi. Ricordo ancora l’odore di quel luogo che sapeva di antico! Decidemmo di acquistare una ventina di romanzi rosa, dieci io e dieci lei, per poi scambiarceli.

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©Mrkvica – Fotolia.com

Quell’esperienza fu come una sorta di iniziazione, perché subito dopo cominciai a scrivere. L’immaginazione era fervida, implacabile e mi coglieva a tutte le ore del giorno. Avevo la necessità di riportare su carta i personaggi immaginati e i luoghi che vedevo nella fantasia. Qualcuno di questi ha un ruolo predominante anche nel mio primo romanzo, Conflitti.

La lettura ti porta in altri mondi che sono solo tuoi, cosa che uno schermo di un cellulare di ultima generazione, con le sue App, non riuscirà mai a fare. La fantasia è l’essenza stessa del femminile che si materializza in noi. La creatività è l’anima del Mondo! Muove ogni cosa avvicinandoci all’Infinito sempre di più. La mia vita senza iPhone, dopotutto, è gratificante. A lunedì per il prossimo post con il racconto del weekend.

Maria Ianniciello

 

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