Laura Morante regista e attrice in Assolo, l’intervista

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Elegante, colta e soprattutto versatile. Laura Morante continua a sperimentare mettendosi sempre alla prova. In Assolo, film uscito al cinema il 5 gennaio scorso, la Morante – oltre a interpretare la parte del personaggio principale – ha diretto un cast di attori come Francesco Pannofino, Angela Finocchiaro, Gigio Alberti, Piera Degli Espositi, Marco Giallini, Eugenia Costantini (sua figlia) e Carolina Crescentini. Nella pellicola l’attrice veste i panni di Flavia, una donna molto insicura, con due divorzi alle spalle, che per una serie di circostanze non riesce a raggiungere l’indipendenza tanto ambita.

Laura Morante, com’è nato Assolo?
La scrittura è stata abbastanza complessa, perché c’è stato un lungo periodo in cui abbiamo (con Daniele Costantini – ndr) accumulato tanto materiale. Non riuscivamo a trovare una maniera per far stare insieme il film, quindi a un certo punto io mi sono bloccata, ci siamo dati una settimana di tempo e in quei giorni il film ha trovato finalmente una sua forma.

Flavia è una donna sola, divorziata, la cui indipendenza è sempre lì, un passo davanti a lei. Che cos’è che le impedisce di conquistarla del tutto e quindi di realizzare veramente se stessa?
Fondamentalmente la mancanza di autostima. La percezione che Flavia ha di sé è condizionata dall’idea che gli altri hanno di lei. Questo condizionamento si acuisce nella fase in cui è costretta ad affrontare la vita da sigle in modo appagante. Sembra che le altre siano più forti di lei, migliori, più centrate, più abili, sempre all’altezza delle situazioni. Flavia, come dice la sua psicanalista, non accetta di guidare se stessa; per questo non riesce a prendere la patente. Si sente inadeguata e, dunque, non si assume la responsabilità di governare se stessa.

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Molte donne sono considerate la moglie di… la madre di… la figlia di… senza acquisire mai una loro identità…
Purtroppo è un retaggio molto antico; tante volte ho fatto l’esempio delle fiabe, nelle quali la donna ha un ruolo subordinato e passivo; è premiata e graziata la donna che subisce senza ribellarsi e il premio, ahimè, è il principe.

Che cosa rappresenta per lei il Cinema…
E` il mio mestiere da moltissimi anni. Il grande cinema mi ha molto formato, condizionato, illuso, rallegrato come spettatrice; anche se tra un film e un libro preferisco in genere quest’ultimo.

Il suo film preferito?
Non c’è un film preferito in assoluto… c’è un film che mi ha fatto capire cos’è il cinema. Quando ho visto 8½ di Fellini, ho capito che il modo di operare su chi usufruisce dell’opera è peculiare del cinema, cioè ci sono cose che si possono esprimere solo attraverso le immagini in movimento.

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Il libro, invece? 
Guerra e Pace di Tolstoj. L’ho letto da adolescente ed è un romanzo che riesce a inserirsi nella biografia di chi lo legge.

C’è un’epoca in cui le piacerebbe vivere?
(Sorride – ndr) Non so… Penso che ogni periodo abbia il suo buio e la sua luce. Sono contenta di non aver vissuto la tragedia di una guerra mondiale, anche se la nostra epoca non è certo meravigliosa, è piena d’ingiustizie sociali. Mi piacerebbe assistere alla venuta degli extraterrestri (ride – ndr), magari saranno meglio di noi, chissà!

C’è una qualità che ammira negli esseri umani? 
La lealtà.

C’è un regista con cui le piacerebbe lavorare?
I fratelli Coen.

Progetti? 
Per ora sono cose abbastanza vaghe. Con Daniele Costantini ci dedicheremo alla scrittura e poi, penso, l’anno prossimo ritornerò a teatro.

 

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