W.O.K. QUANDO IL CIBO È ARCHITETTURA

© Matteo Piazza

Un sapiente equilibrio tra minimalismo e japonisme distingue il ristorante W.O.K. nel quartiere Parioli a Roma. Lo slogan “Food Power for your well being” promosso da W.O.K. corrisponde ad una scelta di prodotti freschi, preparati con rapidità e sapienza e un’estetica del gusto coerente sul piano dell’immagine e del design, assecondando la voglia di intrattenimento-socialità che nasce dall’essere fuori di casa. Un’idea di mangiar sano con un design dinamico, ergonomico ed in grado di comunicare un’energia positiva.

W.O.K., acronimo di World Oriented kitchen, è una filosofia gastronomica. Le molteplici contaminazioni culturali hanno dato luogo alla creazione di un mix di prodotti in modo da offrire alla clientela qualcosa di diverso dalla tradizionale ristorazione, una filosofia gastronomica che fluttui tra le influenze orientali e piatti leggeri e cosmopoliti ispirati alle migliori pietanze internazionali.

Lo studio Colli+Galliano Architetti ha curato il disegno dello spazio architettonico, dalla distribuzione funzionale delle aree di lavoro e accoglienza, diverse nelle differenti fasce del giorno, sino alla piccola scala di alcuni oggetti per la tavola e arredi.

© Matteo Piazza

Il locale si sviluppa su due livelli: al piano terra è ubicato il bancone lineare la cui funzione si evolve per offrire alla clientela un caffè veloce, uno snack o un momento di relax tra i tavoli completamente proiettati verso l’esterno dalla grande vetrata, fino a diventare area self service all’ora di pranzo. La cucina ubicata alle spalle di quest’ultimo è protetta da una grande lastra di vetro e fa sì che la preparazione dei cibi attraverso l’atto scenico del cucinare nello wok si trasformi in attrazione.

Il bancone fortemente minimale e geometricamente puro viene impreziosito da un fronte realizzato con lastre di alabastro retroilluminate, le vetrine espositive sono parallelepipedi di cristallo, elementi di rottura della continuità della massa del piano. Le pietanze diventano protagoniste grazie alla breve descrizione applicata sulla superficie avvolgente che costituisce l’involucro spaziale, creando un gioco grafico che diventa elemento di richiamo visuale e land mark del locale.

© Matteo Piazza

La scala di collegamento con il piano superiore rimanda nella sua geometria pura ad un foglio di carta pieghettato, il legno wengè riveste la sua struttura in acciaio, il parapetto in cristallo amplifica i riflessi del grappolo di corpi illuminanti che, appesi al soffitto del piano superiore a diverse altezze, diventano scultura, atto scenico oltre che funzionale, proiettano il piano terra al superiore ed ambedue su strada attraverso le grandi vetrate denotando la forte connotazione urbana del progetto.

Al piano superiore, le lampade Muse di Axo Light installate a soffitto di diverse dimensioni ricordano un gruppo di meduse fluttuanti, con la loro luce morbida esaltano il trattamento delle pareti e dei soffitti realizzati in cemento di luna di colore testa di moro con polvere d’oro, bagliori e riflessi danno luogo ad un’atmosfera molto intima. I tavoli, sottili lastre di vetro nero e le sedie Tate di Cappelini con la loro eleganza minimalista assolvono la loro funzione rendendo il cibo e la sua tradizione i grandi protagonisti.

Ada Faretra

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