IL CORTILE GRANDE DI PALAZZO PITTI

Da qualunque parte si venga, qualsiasi città
più famosa per grandezza e magnificenza
d’edifizi si possa aver visitato, il palazzo Pitti
di Firenze apparisce colossale per le dimensioni,
imponente per la struttura, armonioso e severo
per le semplici linee che lo compongono.
Cosimo Conti

Il vasto patrimonio architettonico dei centri storici italiani è al centro di un vasto e profondo recupero con un processo di rigenerazione non ancora completato e non sempre rispettoso delle sue peculiarità e complessità.

Saper agire con solerzia senza impattare con l’esistente non è semplice visto che recuperare significa anche valorizzare il patrimonio architettonico agendo sull’immobile in modo che esso possa essere fruito e donato nuovamente alla comunità. L’opera di restauro è da considerare come un ponte tra conservazione e innovazione, tra la componente più solida e tecnica dell’operare sul patrimonio e quella più fluida e culturale dello stesso ambito di intervento. Restauro quindi come eccellenza del nostro Paese che ha un ruolo importantissimo nella promozione del Made in Italy nel mondo.

A tal proposito vi documenterò su un intervento di restauro a cui ho partecipate negli scorsi anni e che ha visto interessate diversi operatori del restauro tra cui la Soprintendenza di Firenze e la ditta Meridiana Restauri specializzata nel recupero di paramenti murali. Il lavoro  ha avuto come oggetto il recupero di una porzione delle facciate interne al Cortile Grande dell’Ammannati in Palazzo Pitti a Firenze.

«L’operatività senza la conoscenza delle ragioni o meglio senza la conoscenza di queste, si riduce a far male, ed è equivalente di distruzione». In questo caso invece, l’approccio conservativo  ha privilegiato l’aspetto documentario del bene culturale e ha avuto come finalità la migliore conservazione dello stato attuale della materia antica. Ogni edificio, infatti, contiene nelle sue stesse forme e nella sua materia informazioni sul processo costruttivo. Ogni rifacimento, adattamento, trasformazione, riparazione, restauro accumula sul già esistente tracce di storia e di cultura materiale specifica, che a distanza di tempo possono essere ripercorse e comprese solo se rimangono autentiche stratificazioni di natura.

La lettura della materia e del suo stato di conservazione è stato quindi lo strumento principe di analisi e conoscenza del manufatto e di conseguenza ha dettato la traccia e la metodologia di restauro. Analisi approfondite su campioni reali di materia hanno permesso di individuare la natura del degrado che stava interessando quest’opera dando l’opportunità di agire correttamente nella di conservazione e restauro dell’opera.

Nelle varie fasi di intervento mi sono direttamente occupata del monitoraggio dei lavori attraverso una capillare schedatura delle singole fasi operative in modo da documentare l’opera nella sua consistenza e trasmetterla come traccia di futuri restauri. Alla base dell’intero lavoro è stato inoltre effettuato un rilievo diretto dell’opera con la restituzione delle singole facciate del monumento attraverso raddrizzamenti fotografici.

L’intervento ha portato al recupero di una parte importante di questo monumento e alla messa in sicurezza del cortile, luogo frequentato giornalmente da centinaia di turisti e utilizzato per l’allestimento di diversi eventi culturali.

Il risultato finale è stato il frutto di  una fattiva collaborazione tra la S.B.A.A. di Firenze, attraverso la direzione dell’architetto Laura Baldini Giusti e gli altri attori del restauro. Altrettanto importante è risultata la collaborazione con I ricercatori universitari: la prof. Fauzia Farneti per la ricostruzione storica e l’arch. Raffaele Moschillo per il rilievo e la rappresentazione del cortile Grande.

Per ultimi, ma non meno importanti, ringrazio personalmente Alberto Casciani e Stefano Mannucci, responsabili dell’impresa che nel settembre 2003 ha iniziato i lavori di restauro del cornicione del lato verso Lecci. per poi proseguire sulle quattro facciate negli anni successivi contribuendo all’opera di valorizzazione dell’intero monumento.

Ada Faretra

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Ada Faretra

Si laurea in Architettura a Firenze nel 2004 discutendo una tesi in restauro architettonico dal titolo “PALAZZO PITTI A FIRENZE. IL CORTILE GRANDE ANALISI E CONSERVAZIONE”. Dal 2004 al 2009, in collaborazione con la SBAA di Firenze e con la Meridiana Restauri, riceve l’incarico di monitorare i lavori di restauro sulle facciate della chiesa di Santa Croce e di Palazzo Pitti a Firenze. Nel 2009, per conto dell’opera del Duomo di Firenze esegue il rilievo della porta della Mandorla sulla facciata laterale di Santa Maria del Fiore. Partecipa al progetto MAP con la catalogazione dei beni artistici degli Uffizi di Firenze al fine di redigere un database per gli interventi di emergenza dei VV FF. Dal 2006 al 2010 è stata Presidente di categoria del settore Arredo della Confartigianato di Firenze e membro delle giunte “Giovani Imprenditori” e “Senior” della stessa associazione. Attualmente risiede e lavora ad Ariano Irpino svolgendo la libera professione nel campo della progettazione architettonica e di interni.

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