Andrea Pirlo, una carriera da autentico fuoriclasse

Andrea Pirlo è un talento puro, è fantasia, con la Nazionale e con la Juventus. La carriera del fuoriclasse italiano tra Coppe del Mondo, Champions League, Campionati vinti, passaggi precisi e punizioni ad ascensore…

Andrea Pirlo 1 - foto di Franco Buttaro
Andrea Pirlo @Franco Buttaro

 

 

Andrea Pirlo con Emilio Buttaro - foto di Franco Buttaro
Andrea Pirlo con Emilio Buttaro @Franco Buttaro

Un recente sondaggio ha incoronato Andrea Pirlo come il calciatore più amato del mondo. Meglio di Del Piero, di Totti e di Baggio. Apprezzatissimo nel mondo arabo ma anche in Russia, in Asia e che dire poi del Brasile dove ha scelto di chiudere con la maglia azzurra.

Il suo erede probabilmente sarà quel Marco Verratti che già negli infuocati campi sudamericani lo affianca, lo ascolta, lo supporta. Il campioncino del Paris Saint Germain sembra un predestinato ma la classe di Andrea Pirlo è davvero unica e inimitabile. Così è stato dall’inizio: da quando l’Inter doveva essere un punto di arrivo e invece ha rappresentato solo il “lancio” verso altre piazze tra cui l’altra metà di Milano. Poi, proprio da parte del Milan è arrivato il più clamoroso degli autogol di mercato con la cessione ai rivali di sempre e in maglia juventina la “maturità” di una carriera strepitosa che lo ha visto vincere tutto o quasi. Forse il rammarico anche per noi italiani, è quello di non averlo mai potuto applaudire con il Pallone d’Oro in mano ma una maniera per rifarci c’è, magari chiudendo adesso la sua avventura in azzurro con un’altra Coppa del Mondo. Sarebbe il modo per lasciarci in eredità l’argenteria migliore, per congedarsi alla Pirlo da quella maglia della Nazionale che lo ha visto protagonista dall’Under 15 fino alla Coppa alzata a Berlino, fino alle giocate da artista che hanno esaltato nei giorni scorsi il cuore dell’Amazzonia.

 

Andrea Pirlo 2 - foto di Franco Buttaro
Andrea Pirlo con Mario Balotelli @Franco Buttaro

 

Per il più brasiliano dei nostri calciatori, una scelta non casuale quella di dire basta all’azzurro nella terra dove il calcio è come una religione. Intanto, gustiamoci ancora il fantasista capace di esaltare, l’architetto del nostro centrocampo in grado di prendere il pallone e metterlo dove vuole, di calciare quelle punizioni ad ascensore vero incubo dei portieri avversari. Sempre con quella capacità di vedere i compagni in campo guardando da un’altra parte, sempre con quell’espressione quasi malinconica e da qualche tempo con quella barba che lo fa rientrare nella stessa categoria di artisti come Raffaello, Leonardo e Michelangelo. Anche quando non vestirà più la maglia azzurra, rimarrà comunque il genio del nostro calcio, non a caso quella finta che ha liberato Marchisio per il primo gol all’Inghilterra è già stata quasi paragonata alla O di Giotto: perfetta!

Emilio Buttaro

 

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