Opinioni

La Nazionale di Calcio e il gioco di squadra nella vita e sul campo

La Nazionale di Calcio a Coverciano©Franco Buttaro
La Nazionale di Calcio a Coverciano ©Franco Buttaro

Domani la Nazionale di Calcio giocherà contro la Costa Rica la sua seconda partita ai Mondiali in Brasile; a fare la differenza sarà, insieme alla forma fisica, la visione collettiva. Ma che cosa significa “gioco di squadra” nella società odierna? Purtroppo, chiusi nelle nostre case o nei nostri uffici, davanti ai computer e con i nostri dispositivi mobili, siamo sempre più soli, alienati da una realtà virtuale che ci isola anziché unirci veramente. Sappiamo tutto di tutti, ma conosciamo poco di noi stessi. Fingiamo di ascoltare, aspettando con ansia il momento di controbattere, perché la nostra opinione, secondo noi, conta molto più del pensiero altrui, e quando proferiamo parola non lo facciamo quasi mai con garbo o con discrezione, nell’apertura più totale. Pensiamo che la nostra verità sia l’unica e la sola possibile, ignorando così che possano esistere svariati punti di vista, altrettanto giusti, giacché essi sono frutto di esperienze individuali che meritano il nostro rispetto. Il sentiero della frustrazione e della paura conduce alla solitudine (il male oscuro di questo millennio), che cerchiamo di soffocare con l’ansia generalizzata, la depressione e gli atteggiamenti compulsivi. L’individualismo annichilisce lo Spirito, facendoci perdere il contatto con noi stessi e rendendoci arrabbiati e insicuri. L’individuo è importante quanto il gruppo, ma è quest’ultimo che, se formato da individualità che possiedono le virtù dell’altruismo, dell’onestà e della condivisione, può fare la differenza nello sport, in un’azienda, nella vita. Questo concetto è alla base di un gioco di squadra, come il Calcio per esempio. Un unico calciatore da solo può fare ben poco, ma – considerato il caso specifico della Nazionale – se gli Azzurri sono abbastanza motivati da guardare tutti verso un’unica direzione possono anche vincere il Mondiale in Brasile, perché ogni giocatore è decisivo per il team. Tutti sono importanti. Si dice che Steve Jobs provasse considerazione tanto per l’ingegnere più qualificato quanto per il magazziniere, perché un gruppo, che crede e ha fiducia di poter raggiungere la meta, riesce a smuovere anche le montagne, a prescindere dai ruoli. Usciamo, quindi, dal nostro guscio e cominciamo così a fare rete, per creare qualcosa di signifcativo per noi e per le generazioni future. Nei fatti, però. Non solo a parole…

Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

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