Piccole Donne, dal libro al film del 2019. Recensione

Piccole donne (2019): trovi il film su Netflix e Tim Vision, in abbonamento, su Prime Video, Apple Tv e Google Play film a noleggio. La pellicola è in programmazione su Rai 1, il 22 febbraio 2023, alle 21.25, in prima visione tv.

Piccole Donne: recensione

Quando lessi Piccole Donne avevo quasi 10 anni e una spiccata tendenza ad osservare l’inosservabile, a pormi dei quesiti esistenziali sul mio essere ‘femmina’ in una società che io vedevo ancora fortemente patriarcale, dove gli uomini erano troppo privilegiati per i miei gusti. Io – figlia degli anni Ottanta – lo vedevo quel mondo e mi arrabbiavo per le sue contraddizioni, per la sua indifferenza, per la sua inettitudine verso ciò che io reputavo essenziale: il rispetto della diversità e dei talenti, a prescindere dal sesso. Eppure, la mia mente di bambina non riusciva ad esprimere a parole ciò che davvero provava, erano complicati quei pensieri, mi sentivo diversa perché li facevo.

Poi un pomeriggio qualunque è apparsa lei: Louisa May Alcott con il suo Piccole Donne e con il sequel Piccole Donne crescono. Entrambi i libri diedero così una forma e una voce alle mie astruse riflessioni. Capii che non era giusto che io, in quanto femmina, dovessi fare le faccende domestiche e che quel corredo mai desiderato (sì nella mia zona si usava ancora farlo) era inutile per me. Compresi che avevo il diritto di emanciparmi oltre il matrimonio mediante la scrittura che divenne la mia vera amica, confidente e consigliera. Colei che tuttora mi sostiene e mi accudisce quando io non riesco a farlo.

Piccole Donne film 2019

Le Piccole Donne di oggi

La scrittrice non affrontava nel suo illuminante romanzo solo l’impossibilità di essere considerate persone e non merce di scambio nell’ambito dell’istituzione del matrimonio. Apriva spunti di riflessione anche sulla solidarietà tra donne, sul valore dell’amicizia, sulla necessità di creare una rete sociale per aiutare e sostenere i più deboli. Valori come l’onestà e l’altruismo erano posti al centro dei romanzi. A me comunque quel nuovo modo di intendere la figura femminile mi fece impressione.

Non vivevo certo nell’Ottocento ma Jo mi affascinò più delle altre sorelle perché incarna ancora oggi un prototipo di donna a quel tempo a me sconosciuto. Jo è un’immagine archetipica che richiama Artemide o Diana, dea vergine della caccia. Indipendente per natura, fiera e risoluta, Artemide si coalizza con le altre donne facendosi spazio in un mondo di uomini, con i quali non scende certo a compressi. Molto diversa dalle colleghe Afrodite, Atena, Era, Estia e Demetra, è lei a dettare le leggi per sé.

La Jo di Greta Gerwing

Ed è proprio intorno al personaggio di Jo che la regista Greta Gerwig ha costruito quasi tutto il suo film, unendo entrambi i romanzi della Alcott (in Europa sono due) con dei convincenti flashback. E` Jo (Saoirse Ronan) la roccia, l’asse portante, la gigante dell’intera pellicola, è lei che sostiene le sorelle, è lei che emancipa le altre nonostante arrivi sempre un passo dopo Amy (Florence Pugh). E` lei che fa amicizia con Laurence (Timothée Chalamet) ed è lei che assiste Beth (Saoirse Ronan) nelle ultime ore di vita ed è sempre lei che in un intenso controcampo spinge Meg (Emma Watson) a fare una delle riflessioni più incisive di tutto il film che rende quanto mai attuale il capolavoro della Alcott. «Se i miei sogni sono diversi dai tuoi non vuol dire che non siano importanti», dice Meg.

Piccole donne film 2019

Trascende l’oggettività

Chiedo scusa al lettore o all’ascoltatore se la mia recensione dovesse per caso risultare troppo soggettiva ma Piccole Donne è questo: un’opera che parla a ciascuna di noi trascendendo l’oggettività. Quindi mi sono chiesta, prima di vedere il film, quanto ci sia ancora di attuale nel romanzo e come avrebbe fatto la nuova trasposizione cinematografica a mantenersi fedele al libro innovando. La regista ci è riuscita grazie alle immagini dal taglio impressionistico e rendendo questi personaggi moderni nel loro classicismo.

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Non ha ragione la zia March?

L’idea che una donna riesca ad emanciparsi solo mediante l’amore non è del tutto naufragata; oggi ci sono altri problemi sulla via dell’emancipazione, come si evince dalle cronache. Eppure il film dimostra che, al di là del genere, c’è un essere umano, non un oggetto, e al contempo dà spazio ai vari modi di essere donna, perché ciascuna di noi è diversa e ciascuna ha il diritto di scegliere in autonomia e libertà il proprio percorso di vita anche se fuori dal matrimonio o da un legame sentimentale, nonostante zia March (Meryl Streep) pensi il contrario. Non esiste una moglie ideale, non esiste una lavoratrice ideale, non esiste una madre ideale. Perché quel modello non è la vita stessa, è solo un piccolo esempio di vita.

Esiste in realtà solo la persona con un patrimonio inestimabile di emozioni oltre il ruolo prestabilito da altri. Jo è tutto questo e molto altro ancora. Di conseguenza un padre e una madre – come i signori March (Laura Dern e Bob Odenkirk) – si pongono (o si dovrebbero porre) durante l’adolescenza sullo sfondo sostenendo quando ce n’è davvero bisogno, perché per far crescere bisogna dare spazio. E allora cosa dire di queste Piccole donne in versione cinematografica? Indimenticabili. Uniche. Moderne. Accattivanti. (Recensione di Maria Ianniciello)

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