Don Jon, il film di Joseph Gordon-Levitt: la recensione

Don JonIl mito di Don Giovanni continua a incuriosire il Cinema. Il primo film, prodotto nell’epoca del muto, si intitolava “Don Juan Tenorio”, fu girato in Messico nel 1898 e fu diretto da Salvator Toscano Barragan. Da allora il personaggio, reso celebre da Mozart, sul grande schermo è stato riproposto e rivisto da svariate angolazioni, con finali diversi. Il 28 novembre è uscita una nuova pellicola che s’ispira proprio al mito di Don Giovanni. “Don Jon” (questo il titolo) è scritto e diretto dall’attore Joseph Gordon-Levitt, alla sua prima esperienza di regista, alla quale è giunto dopo molti film da interprete e anni di montaggio, attività iniziata con Final Cut, il software di video editing, come racconta lo stesso Gordon-Levitt, che in questo film veste i panni del palestrato Jon Martello, un moderno don Giovanni, figlio d’italiani residenti nell’East Coast. Jon è cattolico, ama la sua famiglia, la sua casa e la sua auto, ma dipende dal porno online che, a suo dire, gli dà molto più di quanto riesce a trasmettergli una donna durante un amplesso. Il ragazzo conduce una vita poco impegnativa, tra incontri fugaci, che durano una notte, e serate da sballo con gli amici, ma le cose stanno per cambiare. Una bionda dal fisico statuario, la seducente Barbara Sugarman (Scarlett Johansson) gli fa perdere la testa. La ragazza sogna un amore romantico, di altri tempi, quasi cinematografico.

Ma, quando Barbara scopre la dipendenza di Jon, che non riesce a smettere, lo molla, proprio nel momento in cui nella vita del ragazzo sta entrando un’altra donna, Esther (Julianne Moore) che gli fa assaporare la dolce magia di un atto d’amore, consumato con tranquillità, senza fretta, perché esso non è possesso bensì condivisione.

Una scena del film
Una scena del film

Joseph Gordon-Levitt porta sul grande schermo una fotografia dell’uomo dei nostri tempi, che sotto il machismo nasconde una grande fragilità. Don Jon non è una commedia sul porno, come ha giustamente sottolineato lo stesso regista, precisando che si tratta al contrario «di uno studio dei personaggi», in chiave comica, in un’epoca in cui la tendenza a trasformare l’altro nell’oggetto del nostro desiderio è forte. Un bisogno compulsivo che non ci fa vivere il sesso come una sinfonia d’amore, in cui si riceve e si dà, donandosi all’altra persona.

La pellicola è divertente, anche se, soprattutto nelle prime scene, può sembrare volgare. Rischio scongiurato grazie all’unico finale possibile, non lapalissiano ma illuminante, in un momento in cui il 97 per cento degli uomini e l’80 per cento delle donne guarda porno online, come dimostra un sondaggio dell’Università dell’East Coast, realizzato su un campione di ragazzi tra i sedici e i vent’anni. Un’abitudine che, se non controllata, potrebbe trasformarsi in dipendenza… proprio com’è successo al personaggio del film Don Jon.

Maria Ianniciello

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