Letteratura popolare: i racconti antichi di Mina De Luca

Le donne sono state custodi delle tradizioni e delle storie dei popoli. I racconti popolari antichi si sono diffusi di generazione in generazione sulla catena degli Appennini. A mantenerli in vita è stata la mente femminile, nella società contadina e preindustriale che anche in Irpinia non si è mai estinta del tutto. Dopo il terremoto del 1980, proprio negli anni della ricostruzione, le logiche del lavoro in fabbrica hanno messo a dura prova il piccolo mondo antico dei contadini e degli artigiani locali. Il consumismo, basato sulla grande distribuzione, ha creato macchine da lavoro in sembianze umane pure in Irpinia.

I racconti antichi di Mina di De Luca

Il tempo per le storie raccontate intorno al caminetto dalle custodi di tradizioni e racconti si è sempre più ristretto fino ad estinguersi, anche a causa dell’ampia offerta televisiva per l’infanzia e dell’avvento di Internet. Eppure c’è ancora chi queste storie antiche le ricorda e le divulga. Mina De Luca è una signora di Grottaminarda (Avellino) dallo sguardo vispo ed intelligente. Mina ha la battuta sempre pronta e, grazie al suo profondo senso dell’umorismo, all’ottima memoria, alla curiosità e alla capacità di osservazione, è una coinvolgente cantastorie.

Sul gruppo Facebook Grottaminarda Paesologica, durante la Pandemia, Mina De Luca ha cominciato a scrivere racconti nel suo dialetto. Da questa esperienza è nato il libro “Li Cùnt Antich’” (I racconti antichi) che è stato presentato sabato 10 giugno 2023 in una sala gremita del Castello d’Aquino di Grottaminarda.

racconti antichi

Il contenuto del libro

Il libro si presenta come un’antologia di racconti popolari, molti dei quali sono stati narrati dalla nonna e da alcune zie dell’autrice. Ciò che tiene insieme le storie, proprio come accade in tutta la Letteratura popolare, è il pensiero magico che fa affiorare emozioni e sensazioni tipiche dell’infanzia. Mina De Luca nei 36 racconti, che costituiscono l’antologia, rievoca un mondo patriarcale fatto di meraviglia, abilità manuali e semplicità ma anche di privazioni, di sofferenze e di limiti che riguardavano soprattutto le donne.

Fantasmi e figure eteree, usanze matrimoniali ed efferati fatti di cronaca locale prendono forma nelle pagine di un libro che ci aiuta a mantenere viva la memoria per ancorarci alle nostre radici. Alcune storie hanno una profonda morale, altre, come ho già sostenuto, ci aiutano a familiarizzare con la paura dell’ignoto e della morte.

La sensazione che i defunti siano ancora presenti, l’esperienza vivida del terremoto del 1980, la credenza del malocchio, il culto Mariano, molto vivo in Irpinia con la leggenda delle sette Madonne, gli usi e i costumi di un tempo lontano: questo libro è uno scrigno che una volta aperto ti fa volare sulle ali della fantasia in un passato remoto fatto di semplicità ma non per questo immune alla violenza. Come narra De Luca in alcune storie. I racconti sono scritti in dialetto e tradotti rigorosamente in italiano. Maria Ianniciello

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