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Denti da squalo: trama e recensione del film

Denti da squalo è un film che non lascia indifferenti per la regia equilibrata, per la sceneggiatura ben scritta, per la fotografia. Nel suo film Davide Gentile cura ogni particolare e – tramite il silenzio delle prime sequenze, dove le parole sono solo sussurrate – prepara il terreno allo sviluppo della storia.

Denti da squalo è un film di padri scomparsi, di passato che sa di rimpianto, di ragazzacci che sul litorale di Ostia reclutano coetanei e preadolescenti ad una vita da criminali.

Il protagonista si chiama Walter e ha perso da poco il padre Antonio (Claudio Santamaria). Un giorno il ragazzino entra in una villa abbandonata e si tuffa in piscina dove vive uno squalo che per poco non lo uccide. Walter sale sulla bicicletta e corre verso casa per le strade assolate. Quando arriva nell’umile appartamento, trova sua madre Rita (Virginia Raffaele) intenta a sistemare le cose del marito defunto. Il piede gli sanguina, l’adrenalina è a mille, il confronto con il temibile animale, per quanto lo abbia impaurito, ha messo in modo curiosità e coraggio. La villa e lo squalo sono per il ragazzino una tentazione. Ci ritorna. Ed è lì che incontra Carlo (Stefano Rosci) che, in un romanesco scanzonato, all’inizio gli intima di andarsene.

Denti da squalo parla di libertà di essere stessi tra convenzioni sociali e desiderio di trasgredire le regole.

Walter non nasconde la sua rabbia verso il padre defunto che, compiendo una scelta, si era – a suo dire – predisposto alla morte. La madre Rita è impotente di fronte alla chiusura del figlio e si fa pervadere dal silenzio e affliggere dall’incomunicabilità. Il piccolo Tiziano Menichelli è straordinario nel ruolo del protagonista. I suoi occhi scuri scrutano l’amico Carlo che diventa per lui una sorta di guida dentro e fuori la villa, la quale scopriamo poi che appartiene al Corsaro (Edoardo Pesce), un malavitoso del litorale. Poco alla volta la vicenda prende forma raggiungendo l’acme in un finale carico di significato e di senso. Questa pellicola entra nel Cinema di Formazione dalla porta principale. Maria Ianniciello

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Maria Ianniciello

Mi chiamo Maria Ianniciello. Il mio nome intero è però Ianniciello Maria Carmela ma per comodità mi firmo solo Maria. Sono iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal 2007, nell’elenco dei Pubblicisti. Laureata in Lettere (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti presso l’Università di Roma Tor Vergata, ho dedicato gli ultimi vent’anni della mia carriera allo studio dei nuovi e dei ‘vecchi’ Media. Nel 2008 ho fondato questo portale dove tuttora mi occupo di analisi del linguaggio cinematografico, televisivo ed editoriale (saggi, libri per bambini e romanzi). Ho lavorato per testate giornalistiche dell’Irpinia e del Sannio, curando anche uffici stampa. Nel 2018 mi sono diplomata in Naturopatia a indirizzo psicosomatico presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, diretto dal professor Raffaele Morelli. Ho conseguito poi il Master in Lettura del Corpo mediante la Psicosomatica nel 2019 con la dottoressa Maria Montalto. La conoscenza della Psicologia (disciplina a cui sto dedicando gran parte delle mie ricerche) mi permette di esaminare i nuovi e i vecchi Media con un approccio integrato e molto innovativo.

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