Lezioni. Ian McEwan scrive un romanzo liberatorio sul perdono

La Letteratura può uccidere. Non fraintendetemi: la Letteratura non può uccidere in senso letterale bensì solo in maniera allegorica. E lo fa ammazzando parti di noi in disuso per costringerci così a familiarizzare con la nostra anima nera, il nostro lato oscuro, la nostra ombra. Non tutti i libri hanno questa tale potenza trasformativa. Ma molti sì. Lezioni (Einaudi) di Ian McEwan è uno di quei romanzi che ti costringe a porti delle domande su di te, sulle scelte fatte e non fatte, sui rapporti affettivi, sugli stereotipi. Lo trovi qui.

Lo scrittore inglese man mano che procede con la narrazione, nel corso delle 561 pagine, distrugge alcuni stereotipi per mostrarci cosa potrebbe accadere se non ci fossero. Ed è così che negli anni Ottanta Alissa di punto in bianco lascia il marito e il figlio di pochi mesi per inseguire la sua Arte e non commettere lo stesso errore della madre Jane. Ed è così che Miriam, insegnante di Musica, inizia il suo allievo di quattordici anni alla sessualità instaurando con lui, sul finire degli anni Cinquanta, un rapporto d’amore illegale. In entrambi i casi il protagonista è Ronald Baines. E in entrambi i casi la parola d’ordine è separazione.  

Ronald viene portato ancora bambino dai genitori in un collegio inglese dove dovrà studiare anche pianoforte. Il padre Robert – militare in Libia e veterano della Seconda Guerra Mondiale – lo separa dalla madre. Da allora, tutte le donne che entreranno nella sua vita lo lasceranno in un modo o nell’altro.

Lezioni recensione romanzo Ian McEwan

McEwan scrive un romanzo di separazioni e di abbandoni facendo di un evento traumatico tutti gli eventi, in un susseguirsi di vicende personali e collettive. Lezioni è in effetti un romanzo che tocca più corde emotive. Ronald diventa padre un pezzo per volta, la sua vita è carica di affetti e di presenza (a prescindere dagli abbandoni), sebbene dal punto di vista professionale concretizzi poco, nonostante abbia le potenzialità di un grande pianista. Chi si realizza professionalmente è invece la moglie Alissa – che dopo averlo lasciato – diventa una scrittrice tedesca di grande successo. Ma la sua quotidianità è fatta di assenza. Lei con i suoi romanzi geniali entra nell’Olimpo dell’immortalità. Lui, nell’anonimato, si conquista un posto nel cuore dei suoi discendenti. In entrambi i casi il passaggio sulla Terra non è stato inutile.

Lezioni attraversa metà secolo, dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri, toccando più temi di natura politica e sociale. Dalla caduta del muro di Berlino ai Governi di Margaret Thatcher e al Terrorismo Islamico, dall’emergenza Covid e la crisi climatica alla Brexit. Attraverso la lunga vita del protagonista, il libro ci fa riflettere sull’ineluttabilità dell’esistenza e sulla vacuità del potere basato sul dominio dell’altro.  

Nella vita – ci suggerisce questo romanzo – tutto passa, tutto scorre, tutto ha una fine. E quindi anche il perdono non è qui inteso come un atto di clemenza né come un tentativo di trovare una giustifica agli errori altrui. Ad un certo punto Ronald riesce ad osservare i torti subiti dalla giusta angolazione e da una distanza equa per cogliere l’umana fragilità di Miriam e di Alissa, della quale ammira lo straordinario talento. Potrei dire, dunque, che la meta in Lezioni non è la felicità bensì la forza catartica del perdono che il protagonista mette in atto verso le due donne che lo hanno ferito e soprattutto verso se stesso. Maria Ianniciello

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