PAUL KLEE TRA IL VISIBILE E IL NON-VISIBILE

Alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma si torna a parlare dell’arte di Paul Klee in occasione della mostra Paul Klee e l’Italia. Il prossimo appuntamento è in programma mercoledì 23 gennaio 2013, alle ore 17.00, nella Sala del Mito dove si terrà una conferenza di Giuseppe Di Giacomo dal titolo L’arte di Paul Klee tra il visibile e il non- visibile.

Sospesa tra visibile e non-visibile, l’arte di Paul Klee non riproduce forme già date, ma fa emergere piuttosto possibilità inespresse e non ancora realizzate. È quanto lo stesso Klee mette in evidenza quando, nella Confessione creatrice, afferma che compito del pittore non è appunto «riprodurre il visibile», bensì «rendere visibile», intendendo con ciò la capacità che l’immagine deve avere di portare a manifestazione la stessa «genesi del visibile», vale a dire la sua «preistoria». In questa prospettiva, il tratto distintivo della “linea” kleeiana è quella sua inesauribile produttività che fa tutt’uno con la sua costitutiva incompiutezza e, insieme, con la sua capacità rammemorante. Tutte caratteristiche, queste, che presuppongono non soltanto il riconoscimento dell’autonomia dell’arte ma anche -in termini adorniani- la consapevolezza della necessità di «salvare l’apparenza».

Già il mese scorso la GNAM aveva dedicato una giornata di studio a Paul Klee e ai suoi Versi della Sfinge, sempre in occasione della mostra in corso fino al 27 gennaio. Quattro sono i punti che riassumono l’Italia nella visione di Klee: natura, architettura, classicità e musica, ossia le fonti della sua arte, le basi tanto dei processi creativi quanto degli sviluppi propriamente tematici della sua opera. Tuttavia, per Klee l’Italia rappresentava soprattutto la visione della classicità, e questo spiega i suoi due viaggi in Sicilia. Non potendo recarsi in Grecia, studiò attentamente la Magna Grecia alla luce del suo amore per la letteratura classica e per il mito, che si manifesterà prepotentemente nell’ultima fase creativa, dominata da un senso tragico dell’esistenza. Anche la sua passione per la musica trova delle dirette connessioni con l’Italia. Affascinato dal melodramma, già durante il primo viaggio del 1901-1902, il giovane aspirante artista annota regolarmente nel suo diario tutte le rappresentazioni teatrali e operistiche e i concerti cui ha modo di assistere, commentandone esecuzione e regia scenica. I numerosi viaggi compiuti in Italia dall’artista tedesco sono quindi stati una grandissima fonte di ispirazione per le sue opere.

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