Oriana Fallaci e i libri, quando il dolore è maestro di vita

Oriana FallaciOriana Fallaci con i suoi libri e i suoi numerosi articoli ha sempre diviso l’opinione pubblica in maniera netta, senza mezze misure: o la si odiava o la si amava. Oriana era una donna diretta, di polso, una giornalista forgiata dalla vita, da mille esperienze difficili; un personaggio che non tutti hanno compreso fino in fondo, che amava la verità e la libertà. La Fallaci possedeva una spiccata lungimiranza, data da una grande conoscenza del mondo e della sua Storia, una capacità di riflessione e di analisi notevole, un pensiero lucido e uno stile deciso. Si poteva anche essere in disaccordo con lei, ma non le si potevano negare queste qualità e neppure la capacità di spronare le menti, di scuoterle dal sonno della ragione. Molti diranno che Oriana Fallaci nei suoi libri ha “predetto” il nostro presente, soprattutto per quel che concerne il rapporto tra Occidente e Islam. La giornalista, in realtà, non ha previsto né predetto, più semplicemente ha analizzato una situazione preesistente e, partendo da essa, sviluppato un’ipotesi del futuro, la più probabile. La sua vita ha attraversato le guerre, tutte scandagliate, rivissute attraverso la scrittura, come la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) che ha travolto la sua adolescenza e l’ha vista membro attivo della Resistenza, ma più ancora quella in Vietnam (1960-1975), che ha documentato come inviata per l’Europeo tra il 1967 e il 1968. Oriana Fallaci libriProprio a quest’ultimo conflitto Oriana ha dedicato un libro “Niente e Così sia” (1969), che racconta con gli orrori senza fine di una guerra che in molti definiscono “sbagliata” fin dall’inizio e una grave macchia sulla storia americana del Novecento. Proprio in “Niente e Così sia” la Fallaci non solo ha documentato con coraggio e meticolosità un importantissimo pezzo di Storia, ma ha voluto spiegare cos’è la vita attraverso la morte e la violenza. Può apparire paradossale un simile tentativo, ma la scrittrice ha sempre saputo, per esperienza diretta, che solo guardando in faccia i pericoli più oscuri si può comprendere la vera portata della libertà e dell’esistenza. Questo saggio, in un certo senso, ha rappresentato la base su cui verranno scritte le ultime opere come “La Rabbia e L’Orgoglio” (2001) e “La Forza della Ragione” (2004). In tutta i libri di Oriana Fallaci si ritrovano alcune doti che appartenevano alla donna, alla giornalista e al suo modo di fare letteratura: la determinazione, la puntigliosità che non è mai autocompiacimento ma esigenza di far sapere, di svegliare le coscienze attraverso i fatti, la ferrea volontà di dire ciò che, di solito, tutti sanno ma pochi hanno l’ardire di rivelare e l’amore per la verità che è libertà. Oriana, dunque, nella vita e nei libri, è riuscita a sollevare il velo del “politically correct” per mostrare un’analisi fondata sulla realtà, senza nascondersi dietro al buonismo che, di certo, le avrebbe attirato più simpatie. Partendo da questi presupposti è nata un’altra opera fondamentale nel suo percorso di autrice: “Insciallah” (1990), che racconta di un altro conflitto, nella Beirut del 1983, in cui è centrale la figura di Arafat e il ruolo dell’OLP in Medio Oriente. Per Oriana rappresenta l’ultima fatica letteraria nata dall’esperienza come corrispondente di guerra. Da qui inizia una nuova fase dell’esistenza della giornalista, inaugurata con il trasferimento a New York. Libri Oriana FallaciUn periodo silenzioso ma di continuo lavoro su un altro libro, un’autobiografia che uscirà postuma; “Un Cappello pieno di Ciliege” (2008). Questo silenzio viene interrotto dall’attentato alle Torri Gemelle l’11 settembre 2001. Un vero colpo per Oriana Fallaci e per il mondo intero, che scopre la vera portata del terrorismo islamico e si rivela più indifeso che mai. Da qui la scrittrice sente il bisogno di uscire dalla quiete che l’ha protetta per circa un decennio, di parlare, o meglio, di mettere su carta i pensieri e le paure che l’affliggono. Prende vita, così, “La Rabbia e L’Orgoglio”. Un saggio duro, che non usa mezzi termini, contro il terrorismo e l’estremismo, l’ipocrisia e la passività di molti governi occidentali. Le critiche e gli insulti a Oriana Fallaci e al suo pensiero non si fanno attendere: molti sostengono che si tratti di una specie di delirio dovuto allo shock per gli attentati, ma la scrittrice non fa nemmeno un passo indietro e pochi anni dopo pubblica “La Forza della Ragione” in cui ribadisce le sue idee. Prima di vederle, però, è necessaria una precisazione: ciò che è contenuto in quei libri, nonostante il parere di alcuni, non è l’odio verso una religione o un popolo, non il manifesto di una nuova crociata, ma la veemente richiesta di fare attenzione, di usare il pensiero e non scivolare nel “sonno della ragione” che sempre “genera mostri”. Idee a lungo bistrattate e ferocemente condannate, quelle della Fallaci, che oggi, dopo gli attentati di Parigi, sono state riprese da intellettuali e giornalisti, tornando prepotentemente alla ribalta come un duro monito. Oriana Fallaci ha parlato di “Eurabia”, della conquista dell’Europa da parte dei musulmani, sostenendo, già nel 2001, che l’immigrazione sarebbe stata il Cavallo di Troia che avrebbe portato il seme del terrorismo anche in Occidente e a uno sbilanciamento demografico dovuto alla bassa natalità nei Paesi europei contro un tasso di natalità molto alto e in crescita nei Paesi arabi-islamici e tra gli immigrati verso le nostre coste. Un problema serio che l’Italia e tutta l’Europa avrebbero dovuto risolvere, in quanto l’immobilità non potrà che peggiorare le cose. L’indignazione e i timori della Fallaci sono rivolti anche alla quasi totale assenza di “dinamicità politica”, un difetto figlio di buonismo, ipocrisia, paura. Nel sonno dell’Occidente lei ha visto una sorta di declino, di decadenza dei valori come la libertà, di lassismo che sarebbe diventata la nostra catena, tenendo conto del fatto che esistono, di contro, Paesi arabi che finanziano l’estremismo. Non ha salvato nessuno, Oriana Fallaci, dal suo “J’accuse”, né la Destra né la Sinistra italiane e neppure il Vaticano. Era atea, eppure visceralmente ancorata alle radici cristiane dell’Europa e ciò è uno dei temi centrali de “La Forza della Ragione”. Alcuni hanno visto in questo atteggiamento un paradosso, in realtà solo apparente, poiché la scrittrice non ha mai difeso il Cristianesimo in quanto religione, non ha usato la teologia in tal senso e ha dichiarato apertamente le sue convinzioni negli scritti che ci ha lasciato. Oriana, dunque, non si è servita della fede come “scudo di verità” da affermare, ma dell’Illuminismo vero e proprio che mette al centro di ogni idea la ragione e nel fulcro di ogni esistenza la razionalità.

©Francesco Scavullo
©Francesco Scavullo

Oriana Fallaci nei suoi libri ci ha spiegato che la democrazia è compagna della ragione, va protetta e conquistata, ma può anche trasformarsi in finta democrazia (ovvero dispotismo); se, per esempio, sfruttiamo per secondi fini i diritti fondamentali come la libertà d’espressione e li usiamo come armi, coalizzando intorno a noi una schiera di persone che ci difenda da ogni attacco e ci dia un certo potere, il nostro parere diventa una specie di “opinione assoluta e inviolabile”, pur non essendolo, evidentemente. La libertà e il dialogo, insomma, devono poggiare su pilastri ben saldi; se uno di questi è debole o frana la comunicazione viene meno. La Fallaci sosteneva che non ci potesse essere dialogo con l’Islam e con coloro che pretendono, in maniera arrogante, di distruggere l’identità del prossimo per affermare la propria. A tal proposito ha aggiunto, ne “La Rabbia e l’Orgoglio”, che l’Islam moderato non esiste, poiché la religione musulmana non si è sviluppata sul concetto di “moderazione” che, invece, appartiene all’Occidente e presuppone una libertà d’azione che l’Islam non contempla per l’uomo. Ci ha messo in guardia, Oriana, dal pensare che fosse possibile parlare con chi non vuole ascoltare, o con chi ha già un pregiudizio, o cupi sentimenti che lo portano a plasmare il mondo in un certo modo e solo in quello, senza speranza di cambiare idea. Parole, queste, che lasciano pochissimo spazio all’interpretazione e, purtroppo, la cronaca attuale conferma alcune teorie della scrittrice, benché le parole forti e inequivocabili, della regina Rania di Giordania, la quale ha messo in rilievo che l’identità araba e musulmana non ha nulla da spartire con la lucida follia degli estremisti e non può essere con questi confusa, rappresentino un barlume di speranza da non sottovalutare. Oriana Fallaci non è stata una cupa misantropa chiusa nella solitudine, ma una mente attiva e vivace fino all’ultimo e in grado di cogliere la lucida follia, l’esaltazione totale dei terroristi che non può essere fermata con promesse e bei discorsi. La giornalista aveva paura della pigra negligenza, della tolleranza che si fa passività, del pericolo che cresce sotto ai nostri occhi mentre facciamo di tutto per non vederlo. Ha visto la guerra, Oriana e sapeva che la mancanza di libertà in nome di un’ideologia non porta a costruire il futuro.

 

Francesca Rossi  

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