NAPOLI: MIGLIAIA DI VOLUMI PRESTIGIOSI RISCHIANO DI SCOMPARIRE

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Migliaia di volumi che hanno scritto la storia della Napoli intellettuale e della cultura italiana e internazionale rischiano di rimanere chiusi in un magazzino di Casoria. L’allarme è stato lanciato da Gerardo Marotta, avvocato e intellettuale napoletano che ha fondato la biblioteca dell’Istituto italiano per gli studi filosofici, che contiene oltre 300mila libri di assoluto prestigio: dalla prima edizione italiana dell’Encyclopedie di Diderot e D’Alembert, agli scritti di Giordano Bruno e Benedetto Croce. Adesso l’istituto rischia di chiudere e i preziosissimi volumi stanno per essere trasferiti, accuratamente chiusi in scatole di cartone, presso una magazzino-deposito a Casoria (Napoli), dove rischiano di marcire se le istituzioni non si decideranno a intervenire per salvarli. I libri sono stati acquisti nel dopoguerra nelle librerie e dagli antiquari di mezzo mondo. Un patrimonio stimato in dieci milioni di euro, che potrebbe sparire da un momento all’altro.

La storia dell’Istituto italiano per gli studi filosofici è una storia di lunghe battaglie, di promesse non mantenute e di fondi mai arrivati. La responsabilità maggiore è della Regione Campania – spiega Marotta – che non ha mai mantenuto l’accordo di mettere a disposizione una sede per l’Istituto, e del governo che ha tagliato i fondi e da tre anni non invia denaro per la salvaguardia dei volumi. Per poter portare avanti il suo progetto, l’avvocato Marotta è stato costretto a indebitarsi, a vendere una villa e un attico della moglie a Roma. Ma tutti i suoi soldi non sono bastati e adesso urge l’intervento delle istituzioni. Marotta stima che, per affitto, stipendi e conservazione dei libri servano due milioni e mezzo all’anno e lancia un appello al Presidente del Consiglio Mario Monti, cinque volte ospite dell’Istituto filosofico, affinché si attivi per la salvaguardia di quello che è a tutti gli effetti un patrimonio dell’Italia e degli italiani.

Molte offerte di solidarietà sono arrivate a Marotta dai comuni vicini, che hanno messo a disposizione sale e palazzi in cui riallestire l’Istituto o, semplicemente, parcheggiare i libri in attesa che la situazione si risolva. La più importante, quella del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris che ha promesso di intercedere a settembre presso il presidente della Regione, Stefano Caldoro, per trovare una soluzione. Intanto, però, i libri stanno per essere trasferiti nel deposito di Casoria. Ne sono rimasti soltanto 50mila, ospitati nell’appartamento di Marotta. In soccorso potrebbe arrivare la Camera di Commercio che si dice disponibile a sostenere l’istituto nel concreto affinché diventi sempre più punto di riferimento, polo d’eccellenza per la cultura di tutto il Mezzogiorno.

Per rendersi conto della valenza del centro culturale, basta guardare ai nomi delle personalità ospitate nel corso dei suoi 36 anni di vita. All’Istituto di studi filosofici di Napoli, infatti, hanno tenuto conferenze studiosi come Eugenio Garin, Luigi Firpo, Hans-Georg Gadamer e persino Karl Popper. Il centro ha ospitato seminari e corsi di lezione, incontri e discussioni su matematica e filosofia, fisica e biologia, musica e storia contribuendo anche «al riavvicinamento fra la cultura filosofico-umanistica e quella scientifica» come si legge sul sito. All’incontro tra scienza e cultura hanno contributo anche svariati premi Nobel, da Rita Levi Montalcini a Carlo Rubbia, da Steven Weinberg a Sheldon Glashow (1979 per la Fisica), da Marx Perutz (1962 per la Chimica) a Ilya Prigogine (1977 per la Chimica). Ernst Gombrich, Francis Haskell, Ferdinando Bologna, Jean Starobinski hanno tenuto seminari di storia e teoria dell’arte. Importantissime anche le collaborazioni con università e centri di ricerca, che hanno dato all’Istituto napoletano un respiro internazionale: il Warburg Institute di Londra, l’École Pratique des Études di Parigi, le università di Cambridge, Warwick, Rotterdam, Austin, Monaco, Francoforte, Amburgo, Tubinga, Erlangen. Secondo l’Unesco, un polo d’eccellenza che non ha pari per la sua produzione culturale.

Piera Vincenti

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