Michelangelo Antonioni, cineasta dell’arte

La notte (1961) - Mastroianni
La notte (1961) – Mastroianni – ©Sergio Strizzi

Tra Michelangelo Antonioni e l’arte figurativa c’era un legame forte che il cineasta ha trasferito nella cinematografia. Per delineare e mettere in evidenza questo connubio a Ferrara è stata allestito, presso la Sala dei Diamanti, un percorso espositivo, a cura di di Dominique Païni – già direttore della Cinémathèque Française –, organizzato dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara-Museo Michelangelo Antonioni, in collaborazione con la Fondazione Cineteca di Bologna. La rassegna ripercorre la parabola creativa di Antonioni accostando i suoi lavori a opere di grandi artisti, come De Chirico, Morandi, Rothko, Pollock, Burri e Vedova, e offrendo un inedito e suggestivo dialogo tra film e pittura, letteratura e fotografia.

La mostra, che si è aperta il 9 marzo e si chiuderà il 9 giugno 2013,  vede avvicendarsi un racconto cronologico e approfondimenti tematici su alcuni motivi chiave del lavoro del regista. Ed è così che le leggendarie nebbie della pianura padana nei suoi primi film si contrappongono alla luce abbagliante dei deserti aridi e polverosi delle pellicole della maturità; a loro volta, le visioni della metropoli moderna, spesso ispirate alle atmosfere sospese della pittura metafisica, si alternano alle lucide premonizioni del disastro ecologico e della crisi finanziaria, sociale e ideologica che incombe sulla società dei consumi. Nel contempo, la bellezza “notturna” della Bosè – celebrata da una videoinstallazione realizzata appositamente per la mostra dall’artista, fotografo e regista francese Alain Fleischer – e la solarità della Vitti delineano i due poli dell’immaginario femminile di Antonioni, mentre l’indolenza dei personaggi maschili dei primi capolavori italiani è opposta alla rappresentazione della vitalità ribelle delle giovani generazioni della Swinging London o dell’America degli anni Settanta. Ad arricchire infine l’esposizione è un’installazione, collocata nel giardino interno di Palazzo dei Diamanti, ispirata ad una delle più celebri scene di Blow Up, quella della partita di tennis. Sullo sfondo, come un autentico filo rosso lungo tutto il percorso espositivo, risalta la costante attenzione del regista per il valore estetico e formale dell’immagine, sia essa un dettaglio catturato dalla realtà – dal documentario all’ingrandimento fotografico – o una reinvenzione fantastica, come negli acquerelli delle Montagne incantate. Il percorso fa emergere un ritratto artistico a tuttotondo che permette di documentare la vita di uno dei più grandi cineasti del Novecento, gettando uno sguardo nuovo sul suo lavoro e offrendo una testimonianza viva della sua forza creativa e dell’intramontabile attualità della sua poetica e della sua opera.

Lucia Bosè - ©Sergio Strizzi
Lucia Bosè – Cronaca di un amore, 1950  ©Sergio Strizzi

 

Orari di apertura:
 Lunedì 14 – 19
Da martedì a domenica 10 -19

Aperto anche il 1 maggio e 2 giugno

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto