La vicenda di Giuseppe Gulotta in un libro

alkamarPotrebbe sembrare un giallo avvincente, se non fosse che si tratta di una storia vera. È quella narrata tra le pagine del libro “Alkamar. La mia vita in carcere da innocente”, il volume edito da Chiarelettere che racconta la vicenda di Giuseppe Gulotta, muratore che all’età di diciotto anni viene arrestato e costretto a confessare l’omicidio di due carabinieri ad Alkamar, piccola caserma in provincia di Trapani.

Il libro, che ha come autori lo stesso protagonista e il giornalista Nicola Biondo, racconta questa vicenda a distanza di molto tempo e dopo esattamente 22 anni di reclusione. Alla base della narrazione una serie di misteri e cose poco chiare, che stando a quanto si legge in queste 242 pagine, vedono servizi segreti e uomini dello Stato trattare con gruppi neofascisti, tra traffici di armi e di droga. Tante questioni aperte, quindi, che sembrano portare alla necessità di trovare un capro espiatorio, uno qualsiasi: Gulotta.

Trentasei anni di calvario con la giustizia e ventidue anni in carcere da innocente vengono per la prima volta raccontate in questa novità editoriale, che ripercorre momenti drammatici come l’arresto, le torture, i nove processi, la prigione, l’amore per Michela, conosciuta mentre attendeva la sentenza definitiva, l’ergastolo, il figlio William, visto crescere dall’altra parte del vetro divisorio durante i colloqui settimanali. Infine la verità su Alkamar: picchiato e costretto a confessare un reato non commesso, Gulotta oggi è un uomo libero. Ad assolverlo è stata una sentenza di revisione in seguito alle rivelazioni di uno dei carabinieri presenti durante le torture, che per la prima volta e solo a partire dal 2008 ha finalmente reso pubblica la sua versione dei fatti.

«Sono stato la terza vittima di Alkamar. Sono stato un assassino perché così conveniva allo Stato. Ma sono ancora vivo», così racconta lo stesso protagonista. «Ho voluto scrivere la mia storia come si affronta una terapia. Giuseppe è scomparso dentro un tritacarne di Stato. Poi è stata la volta di Giuseppe l’ergastolano, Giuseppe che ha lasciato sola la sua compagna e i suoi figli. Oggi c’è Giuseppe che viene riconosciuto per strada e deve fare i conti con la vita che non ha mai avuto».

 

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