HOMO SAPIENS, UNA MOSTRA SULLA DIVERSITÀ UMANA

Copertina del catalogo

Da dove veniamo? Perché siamo tutti africani? Davvero nelle nostre cellule ci sono ancora le tracce della prima donna che ci ha lasciato il suo Dna mitocondriale e del primo uomo che ci ha lasciato il suo cromosoma Y? Perché le razze umane esistono solo nella nostra testa? Ma è vero che fino a poche decine di migliaia di anni fa su questo pianeta noi convivevamo con altre quattro specie umane? Che fine hanno fatto? Le abbiamo estinte noi? Ci siamo fusi con loro? E poi, ancora: quando è nata la mente umana moderna? Come siamo riusciti a colonizzare terre lontane e difficili come l’Australia e le Americhe, attraversando mari, foreste, steppe e ghiacciai? Perché i geni del pidocchio ci dicono quando abbiamo cominciato a vestirci? Come è possibile che da 25mila fondatori siamo diventati sette miliardi? E perché quando arriviamo noi altre specie si estinguono?

A tute queste domande cercherà di rispondere la mostra Homo sapiens – La grande storia della diversità umana, che si inaugura oggi a Trento e rimarrà aperta al pubblico fino al 12 febbraio 2013. Il linguaggio usato è accessibile a tutti e coinvolge il visitatore in una narrazione emozionante. Bambini e per i ragazzi che potranno giocare con gli exhibit interattivi e con gli exhibit hands-on appositamente progettati; gli studenti troveranno le informazioni scientifiche più aggiornate sull’evoluzione umana, con un ampio ventaglio di approfondimenti; gli insegnanti incontreranno chiavi di lettura inaspettate e intrecci interdisciplinari; gli appassionati vedranno in Italia per la prima volta reperti unici. Una mostra che si rivolge veramente a tutti, anche ai semplici curiosi che vogliono conoscere una storia investigata da pochi anni a questa parte, piena di sorprese e di rivelazioni sul nostro passato e sulle parentele tra le popolazioni umane, partecipando a un’esperienza coinvolgente e unica.

La mostra segue un ordine cronologico di eventi e di situazioni, a partire dalla nascita del genere Homo e dalle prime tracce di nostri antenati camminatori, fino all’invenzione dell’agricoltura e alle espansioni umane recenti che precedono le epoche storiche, passando attraverso le svolte più drammatiche del popolamento umano. Il suo filo conduttore è lo spostamento, l’esplorazione, la dispersione degli umani in uno spazio ecologico instabile e frammentato. L’approdo è quello della forte unità storica e genetica dell’umanità, ma al contempo della sua proliferante produzione di diversità. Una sezione speciale dedicata all’Italia, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni della sua Unità, mostrerà come la nostra penisola – con la sua eccezionale diversità di ambienti, di specie, di storie umane, di tradizioni, di dialetti, di cibi, ma al contempo con un’unità culturale e linguistica che ha preceduto di molto quella politica – sia un caso emblematico di applicazione del modello interdisciplinare che fa convergere gli alberi genealogici dei geni, dei popoli e delle lingue.

La Mostra si fonda, in ogni sezione, su un mix di diversi linguaggi espressivi e sulla commistione di contenuti espositivi. I visitatori potranno ammirare: decine di oggetti originali provenienti da ogni parte del mondo (Australia, Sudafrica, Stati Uniti, Georgia, Israele, Spagna, Francia, Germania, Slovenia, Italia), tra i quali fossili, utensili, manufatti, opere d’arte, opere etnografiche, documenti antichissimi; i calchi ufficiali delle più importanti specie dell’albero dell’evoluzione umana, tra le quali per la prima volta Lucy ricostruita mentre cammina!; ricostruzioni di scenari e di storie, con spettacolari modelli a scala reale di ominini (un’interpretazione di “Eva mitocondriale” e l’uomo di Neanderthal com’era, ma anche per la prima volta il piccolo ominino pigmeo indonesiano, Homo floresiensis, e il cucciolo di Lagar Velho, che qualcuno ritiene un ibrido tra sapiens e Neanderthal) e anche di colossali animali estinti (il moa gigante di più di tre metri dalla Nuova Zelanda, il celebre dodo, e la maestosa tigre dai denti a sciabola delle Americhe!); e poi ancora installazioni interattive (sull’inesistenza biologica delle distinzioni razziali, sulla comunanza genetica di tutti gli esseri viventi, un grande planisfero interattivo per ripercorrere le storie di geni, popoli e lingue, e così via) e postazioni hands-on (sulle pitture rupestri e sulla lavorazione della pietra); installazioni immersive con proiezioni, video e foto (la prima camminata dell’umanità, a Laetoli, in Tanzania, 3,75 milioni di anni fa; l’incanto delle prime pitture rupestri nella grotta francese di Chauvet); inoltre, ampie mappe geografiche e carte topografiche, appositamente preparate dall’Istituto Geografico De Agostini, illustreranno passo per passo l’atlante storico del popolamento umano. Il tutto tenuto insieme da un corredo testuale appositamente scritto da Luigi Luca Cavalli Sforza e Telmo Pievani.

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