COME FAR CRESCERE L’ITALIA

Una risposta alla crisi che sta invadendo l’Italia arriva dal libro di Nani Beccalli Falco e Antonio Calabrò, Il Riscatto. L’Italia e l’industria internazionale. Lunedì 2 luglio alle ore 19, presso Assolombarda a Milano, sarà allestita una tavola rotonda in occasione della presentazione del libro, alla quale interverranno Massimo Captano,  Alberto Meomartini, Marco Tronchetti Provera. Modera Piergaetano Marchetti.

IL LIBRO Un top manager e un giornalista diventato uomo d’impresa, Nani Beccalli Falco e Antonio Calabrò, in Il riscatto si confrontano per offrire un contributo di riflessioni e proposte per una ripresa dell’Italia attraverso un programma di nuova industrializzazione, rafforzando gli investimenti internazionali nel nostro Paese.
Il riscatto non è solo il titolo del libro, ma diventa l’atteggiamento dei “ragionevoli ottimisti” contro la cupezza dei declinisti, ovvero di coloro che invece sostengono un atteggiamento pessimistico nei confronti del paese e del suo futuro.
Perché, si legge nel libro di Beccalli Falco e Calabrò, «L’Italia è pur sempre il secondo Paese manifatturiero d’Europa, dopo la Germania, soprattutto grazie a un sistema di imprese medie e medio-grandi leader in nicchie d’eccellenza, nelle macchine utensili, nella componentistica, nella chimica e nella gomma, nella meccanica di precisione, oltre che nei tradizionali settori del made in Italy dell’abbigliamento, dell’arredamento e dell’agro-alimentare».
Si parla quindi di riscatto, ma da che cosa? «Dai pericoli di marginalità. Dai limiti politici e sociali… da una crisi di pensieri e opere che contraddicono gli spiriti generosi di rinnovamento. Un riscatto che ricorda il Rinascimento, il Risorgimento, la ripresa degli anni cinquanta–sessanta chiamato boom economico. Un riscatto per una nuova, orgogliosa stagione economica». Si evince nel libro una lettura precisa, attenta e puntuale dei diversi motivi che hanno portato il paese alla situazione attuale, ma sempre con un occhio positivo, quello di un’Italia intesa come «paese aperto». Perché la crisi è insieme pericolo e opportunità e «porta in sé pure le ipotesi di uscita».
Gli autori passano così dal raccontare le storie delle multinazionali che si ritirano dall’Italia, alle iniziative di successo di chi invece arriva o rafforza gli investimenti. Dall’analizzare i vincoli del sistema Paese (la legislazione pletorica, confusa e mutevole, gli eccessi di burocrazia, la corruzione, la lentezza della giustizia, il fisco, l’alto costo dell’energia, la scarsità delle infrastrutture, i limiti per ricerca e formazione, le rigidità del mercato del lavoro), a quelle delle politiche del nuovo governo (le liberalizzazioni, un fisco più semplice ed equo per chi investe, a maggiori diritti e doveri per i lavoratori, per giungere alla riforma di una giustizia più efficiente, cioè chiara e tempestiva e contemporaneamente più efficace, cioè capace di assicurare una giustizia di qualità).
E a chi ancora si chiede perché investire in Italia, gli autori rispondono che una ragione è la sua cultura complessa e sofisticata, trasversale rispetto a luoghi geografici e a strati sociali non ancora usurati da culture (inculture) di massa di basso profilo. E infine «la cultura industriale italiana è cultura nel senso migliore del termine, sofisticata, politecnica, funzionale, dunque competitiva».
La strada da percorrere è ancora lunga, per valorizzare pienamente le ricchezze e le competenze della qualità italiana, e gli autori si affidano alle parole del premier Monti: «La crisi a livello europeo e soprattutto italiano, è tutt’altro che finita,… le riforme avviate hanno già segnato il cammino, nella direzione della migliore competitività… primi passi ma comunque passi importanti da sostenere con cura e impegno».

Nani Beccalli Falco è presidente and CEO di General Electric Europe & North Asia e CEO di GE Germany

Antonio Calabrò, giornalista economico, è Senior Vice President Cultura di Pirelli e direttore della Fondazione Pirelli. E’ stato direttore editoriale del gruppo Il Sole24Ore e direttore dell’agenzia di stampa Apcom

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto