Agli Uffizi restaurato il Nerone Bambino

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© M. Brunori

Il programma di restauro alla Galleria degli Uffizi di Firenze, in atto da tempo, ha messo a segno un altro importante recupero dell’inesauribile patrimonio artistico italiano. Nel Terzo Corridoio della Galleria è visibile, in tutto il suo splendore, restaurato, il busto lapidario del cosiddetto “Nerone Bambino”. Il programma di restauro è possibile grazie al contributo di Italia Nostra, la nota Onlus che opera per la salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali, nata a Roma nel 1955 e riconosciuta con decreto presidenziale nel 1958. Si tratta del terzo restauro finanziato in meno di un anno da Italia Nostra per la Galleria degli Uffizi, che segue il recupero della scultura denominata Seneca morente presentato lo scorso luglio, e il restauro della cosidetta Giulia Mesa degli inizi di febbraio.

“Nerone Bambino” è un’opera lapidaria del gruppo più antico di antichità appartenuta alla famiglia Medici. Dimora in Galleria dal 1704 e la sua eccellente fattura risale alla prima metà del I secolo dopo Cristo. Il busto raffigura un bimbo di epoca giulio-claudia dell’età di circa tre/quattro anni, convenzionalmente ritenuto il piccolo imperatore Nerone. A quest’opera fu riservato un posto di eccezione nella Tribuna, lo spazio elitario della Galleria ricettacolo delle opere più preziose delle raccolte granducali; e non a caso nel 1776 Johan Joseph Zoffany lì lo ritrae ancora nella sua celebre veduta della Tribuna. L’importanza di questa opera d’arte non è solo attribuita alla sua antichità, ma ai preziosi materiali utilizzati nel XVI secolo per completare il busto: onice, alabastro e pietra di paragone. La testa, poi, unica parte antica, è un vero e proprio capolavoro. La bellezza e la freschezza del ritratto hanno caratteristiche e sfumature che ne fanno un vero gioiello. Il volto di un bimbo, non più di quattro anni, destinato al “potere”.  A metterlo in rilievo alcuni particolari, come la caratteristica coppia di ciocche sulla fronte disposte a formare quasi una tenaglia, particolare questo ricorrente nella ritrattistica ufficiale di Augusto, forniscono gli indizi per tentare di riconoscere in questo bimbo un giovane esponente della dinastia giulio-claudia.

Il recupero dell’opera ha visto protagonisti Gabriella Tonini e Luis Pierelli della Nike con la direzione di Fabrizio Paolucci; oltre a restituire completa leggibilità all’opera e a recuperare la pienezza del contrasto cromatico, l’intervento ha consentito di ripristinare l’organica coerenza delle varie parti della scultura, alcune delle quali si sono rivelate a rischio di distacco.

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