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Un sacchetto di biglie: trama, trailer e recensione

«Papà dice di non girarci mai indietro, altrimenti ci si rompe il muso»: è una delle frasi del film Un sacchetto di biglie che più mi ha fatto riflettere, perché non è affatto facile voltare le spalle al passato dopo che hai vissuto e superato la tragedia dell’Olocausto. Sì, Un sacchetto di biglie è l’ennesimo film sulla seconda guerra mondiale e sulla deportazione degli ebrei ma non fatevi ingannare da questo piccolo dettaglio perché la pellicola non è ripetitiva e merita, davvero!

[blockquote style=”1″]Una storia semplice eppure così intensa, così emozionante…[/blockquote]

Un sacchetto di biglie

A volte ci lamentiamo per niente e invece questo film – al cinema dal cinema dal 18 gennaio – ci insegna che di fronte ai problemi reali, che mettono a repentaglio la nostra vita, le risorse psichiche ci vengono in aiuto, se sappiamo riattivarle. Il film racconta la vicenda realmente accaduta di due bambini ebrei, Joseph e Maurice (Dorian Le Clech  e Batyste Fleurial) che sopravvivono alla persecuzione nazista utilizzando astuzia e coraggio. Basato sul romanzo di Joseph Joffo, Un sacchetto di biglie coinvolge e appassiona, mostrandoci il punto di vista dei più piccoli così come accade per esempio ne Il bambino con il pigiama a righe.

Un sacchetto di biglie

Il regista canadese, Christian Duguay (lo aveva già fatto egregiamente in Belle & Sebastien) dimostra di sapersi calare nei panni di due bambini soli ma coraggiosi, portandoci con la sua macchina da presa in una Francia sconvolta dal nazismo e resa succube mentre il vento della resistenza soffia tuttavia forte. Il film convince proprio perché riesce a confermare che solo la saggezza innata e l’istinto di sopravvivenza possono davvero agevolare il percorso esistenziale. Il lungometraggio inoltre alza ancora una volta i riflettori sull’Olocausto, in modo nuovo e sicuramente vincente, mettendo al centro della trama la figura di un padre – che ha svolto con dedizione la sua missione educativa – e di due fratelli che si vogliono veramente bene.  Da vedere!

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Maria Ianniciello

Mi chiamo Maria Ianniciello. Il mio nome intero è però Ianniciello Maria Carmela ma per comodità mi firmo solo Maria. Sono iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal 2007, nell’elenco dei Pubblicisti. Laureata in Lettere (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti presso l’Università di Roma Tor Vergata, ho dedicato gli ultimi vent’anni della mia carriera allo studio dei nuovi e dei ‘vecchi’ Media. Nel 2008 ho fondato questo portale dove tuttora mi occupo di analisi del linguaggio cinematografico, televisivo ed editoriale (saggi, libri per bambini e romanzi). Ho lavorato per testate giornalistiche dell’Irpinia e del Sannio, curando anche uffici stampa. Nel 2018 mi sono diplomata in Naturopatia a indirizzo psicosomatico presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, diretto dal professor Raffaele Morelli. Ho conseguito poi il Master in Lettura del Corpo mediante la Psicosomatica nel 2019 con la dottoressa Maria Montalto. La conoscenza della Psicologia (disciplina a cui sto dedicando gran parte delle mie ricerche) mi permette di esaminare i nuovi e i vecchi Media con un approccio integrato e molto innovativo.

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