In fondo al cuore, il film è su Netflix

In fondo al cuore: recensione

Si dice che il possesso sia l’antitesi dell’amore. Una madre, che dà alla luce un bambino, sa che quell’esserino ha già in sé la spinta all’autonomia. Perciò, se la madre è emotivamente stabile, cullerà, allatterà, proteggerà il proprio bambino nella consapevolezza che dovrà lasciarlo andare quando sarà giunto il momento. Non tutte le mamme sono consapevoli ed evolute emotivamente; molte frenano i loro figli, rendendoli eterni bambini. Altre sono afflitte dalla sindrome del nido vuoto; alcune invece riescono a costruirsi una quotidianità stimolante al di fuori della maternità e quindi queste donne non saranno mai annientate dalla tristezza e della nostalgia, causate dall’allontanamento. E poi c’è chi purtroppo il trauma della separazione deve affrontarlo prima del tempo, quando il figlio è ancora piccolo. Come accade nel film In fondo al cuore.

Trama del film e considerazioni

Beth Cappadora (Michelle Pfeiffer) è una fotografa professionista, ha tre bambini e il marito Pat (Treat Williams) che la ama profondamente, quando nella hall di un albergo il suo secondogenito scompare. Ben ha soli quattro anni. Le ricerche sono infruttuose e dopo un po’ si fermano, nonostante l’impegno della detective Candy Bliss (Whoopi Goldberg), la quale crea con Beth una solida amicizia che resta tale anche col trascorrere degli anni. Quando le ricerche si interrompono questa madre entra in uno stato depressivo che le impedisce di lavorare e di prendersi cura degli altri due suoi figli, mentre il marito Pat sembra voler continuare la sua vita nella speranza che un domani Ben possa essere ritrovato.

Passano nove anni. Beth si è ripresa, gli altri figli stanno crescendo, la crisi coniugale sembra essere superata. Ma un giorno bussa alla porta un ragazzino che somiglia a Ben. Di nuovo la quotidianità della famiglia Cappadora viene scombussolata. La macchina da presa ci mostra come reagiscono i personaggi e in modo particolare i due genitori al trauma che funge da innesco a tutta la storia evolutiva della famiglia. Madre e padre saranno costretti un passo per volta a rivedere la loro idea d’amore. Mentre Beth si fa quasi annientare dal dolore, Pat ha una reazione totalmente differente ma non meno impattante. E quando ritrovano il loro bambino, ormai preadolescente, dovranno fare i conti con i nove anni persi.

Questo lungometraggio apre molti interrogativi sulla genitorialità e sull’amore, un po’ come fa magistralmente Clint Eastwood in Changeling (2008) o Derek Cianfrance nel bellissimo La luce sugli oceani (2016). In fondo al cuore è un film del 1999, è diretto dal compianto Ulu Grosbard ed è tratto dal libro Profondo come il mare della giornalista e scrittrice americana Jacquelyn Mitchard. Trovi il film su Netflix.

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