Mia, il film con un grande Edoardo Leo

Mia: recensione del film

Ivano De Matteo continua a guardare anche alla grande attualità per girare i suoi lungometraggi. Nel nuovo film Mia (la sceneggiatura è stata scritta a quattro mani con Valentina Ferlan) il regista, attore e sceneggiatore romano entra con la macchina da presa in un appartamento ubicato nella periferia di Roma per raccontarci una storia d’amore ma anche di possesso e violenza psicologica. L’amore di un padre e di una madre per una figlia, innanzitutto.

Ma in Mia De Matteo e Ferlan descrivono con cruda veridicità, anche grazie alla performance di Edoardo Leo, il senso di impotenza che Servio prova nel vedere la figlia prima conquistata, poi vessata psicologicamente e infine abusata nel corpo da Marco, un manipolatore che tratta Mia come se fosse un oggetto da possedere e poi gettare nell’immondizia.

Un padre, una figlia…

Sergio (Edoardo Leo) è autista di primo soccorso, con la moglie Valeria (Milena Mancini) ha un rapporto fatto di complicità, tenerezza e passionalità. La figlia Mia (Greta Gasbarri) è cresciuta in un battito di ciglia e lui stenta ad adeguarsi. Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è traumatico, pure per i genitori che continuano ad avere in testa l’immagine patinata e stereotipata dei loro figli piccoli. Come tra l’altro ha mostrato lo stesso De Matteo ne ‘I nostri ragazzi’ (2014).  

Questo film entra nei residui del patriarcato, in un percorso che si rivela essere infernale perché entrambi, sia Marco e sia Sergio, sono dei fantasmi. Il primo provoca, usurpa. Il secondo tenta di reagire ma non ha gli strumenti per dare una risposta adeguata. La via della giustizia umana gli sembra impraticabile e tenta suo malgrado una vendetta privata.

Nel mezzo c’è Valeria. E c’è soprattutto Mia.

Il revenge porn

Anche in questo lungometraggio, come nel già citato I nostri ragazzi, sarà lo smartphone a decretare i destini di tutti. Il cellulare diventa il mezzo degli eccessi e degli abusi (il revenge porn), come si denota anche in Educazione Fisica (2023) di Stefano Cipani dove i genitori prendono coscienza del lato più oscuro dei loro figli proprio attraverso lo smartphone.

Sergio invece usa il telefonino per guardare le fotografie e i video in cui Mia aveva solo pochi anni, tormentandosi. L’adolescenza è difficile da vivere. Questo padre vede la figlia cambiare nel corpo e nelle abitudini. E sembra accettare il cambiamento con una certa riluttanza, fino a quando Marco non comincia a stravolgere quelle abitudini – che sono tipiche dell’adolescenza (il rossetto marcato, gli abiti succinti etc) -, confinando Mia in casa e controllandola.

Gli stereotipi sulla sessualità femminile

Il film indugia molto sugli stereotipi di genere, soprattutto sull’idea che una parte del mondo maschile ha della sessualità femminile. Eppure quel “forse se l’è cercata!?” è un pensiero che non mi lascia indifferente, perché mi riguarda e mi costringe a riflettere sui miei paradigmi sociali e culturali per quanto riguarda la sessualità di noi donne. Guardatelo, vi sconvolgerà! Maria Ianniciello

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