L’ILLUMINISMO DEL DON GIOVANNI DI MOLIERE

Una scena del Don Giovanni nella versione di Di Stasio

A Venezia, al Teatro Goldoni, l’amante più affascinate della letteratura teatrale: Don Giovanni. Dal 16 al 20 gennaio 2013, nell’ambito della stagione di prosa, TSI La fabbrica dell’attore porta in scena l’opera (scritta nel 1665) di Molière, con la regia di Alberto Di Stasio che ha il merito di avervi visto una chiara anticipazione di almeno un secolo dell’Illuminismo e di una sua deriva che è il libertinismo sadiano. È infatti impressionante cogliere nei monologhi del protagonista, e non solo, quei pensieri che furono caratteristici dell’epoca della Rivoluzione, ma ancor di più, della critica all’ottimismo rivoluzionario propria delle opere del Marchese De Sade. Tutto questo, però, rimarrebbe ai nostri occhi di teatranticome un fatto meramente letterario o storico, se non fosse che la nostra lettura sia stata arricchita da quella geniale analisi del Don Giovanni di Mozart fatta da Soren Kierkegaard. Egli, mettendo in evidenza come il Don Giovanni non possa essere colto nella sua verità se non musicalmente e se non come lo ha composto Mozart, ci induce ad una riflessione importante sul nostro ruolo di attori e su come il nostro dire e soprattutto il nostro agire si possano misurare con l’Eros nel suo slancio lirico.

Una scena del don Giovanni nella versione di Di Stasio

Ecco che qui per noi si apre una sfida. Ed è in questa prospettiva che si devono cogliere le ambiguità del testo e della messa in scena: la figura di Sganarello che non può non mostrare la sua natura femminile nella sua incredibile adesione al destino di Don Giovanni, ma che non può neanche totalmente dimenticare se stesso come quella parte della società che coglierà nell’utile e nella prassi la leva per il proprio riscatto; quella di Donna Elvira che nella sua esausta femminilità vive in equilibrio sulla sua follia di monaca e di amante al tempo stesso in cui le figure di Cristo e di Don Giovanni si confondono; quella di Petruccio che rimane imbrigliato nella sua popolare ma al contempo pregiudiziale visione del mondo; quella di Carlotta che nuota nell’illusione di un riscatto sociale ed umano non avendo idea della forza bestiale che governa il mondo e di cui ella stessa è figlia; quella di Don Luigi padre snaturato il cui declino sociale ed economico egli attribuisce alle colpe di un figlio degenere, ma che sono invece determinate dal potente flusso della storia che si scontra con la sua esile e volgare ipocrisia. Ecco, la sfida, come si diceva, che ci stiamo preparando ad affrontare, è pertanto quella del corpo dell’attore che, in quanto tale, non è pronto a cantare e che pur conscio di questo si getta, come per rispettare un rito, per rendere presente ed immutabile un che di passato e di perso, verso il suo limite, come l’inciampo di un umano, fin troppo umano che canta silenziosamente il proprio de profundis.

SCHEDA DELLO SPETTACOLO

Attori: Manuela Kustermann, Fabio Sartor, Alberto Caramel, Emanuela Ponzano, Massimo Fedele, Luna Romani, Marta De Ioanna

Traduzione e adattamento di Manuela Kustermann

Dipinti di Stefano Di Stasio

Disegno luci  di Valerio Geroldi

Movimenti scenici  di Gloria Pomardi

Regia Alberto Di Stasio

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