BIOGRAFIA DELLA PESTE

Grande attesa al Teatro Libero di Milano per il nuovo spettacolo dei Maniaci d’Amore che metteranno in scena Biografia della peste dal 21 al 27 gennaio 2013, dopo il successo de Il nostro amore schifo.

Lo spettacolo è il racconto di due luoghi. Un luogo di morte e un luogo di vita. Uno si confonde nell’altro, e nessuna unità si compie. Biografia della peste sono due favole: una favola nera e una favola bianca. Dentro ci sono le nostre madri, il peso delle generazioni passate, l’incapacità di muoversi, il desiderio di ricominciare da capo, la necessità di chiamare ogni cosa col proprio nome. I Maniaci d’Amore portano sulla scena uno spettacolo psicotico e magico. Perché col linguaggio della fiaba si possono raccontare le cose peggiori. Con quello degli adulti solo alcune piccole verità.

A Duecampane, dove tutti si conoscono e tutti si vogliono bene per statuto, dominano il dubbio e l’incompiutezza. Così, anche la morte è diventata incerta e parziale. La peste del titolo non è altro che questo: una morte part-time, 23 ore al giorno.  Tutti gli abitanti – meno due – ne sono infetti. Nell’unica ora di vita che è loro  concessa è possibile per i semi-morti cercare una via per “migliorare la propria  biografia”, come si augurava Sartre.

Biografia della peste è la storia, raccontata dal punto di vista del virus, dell’unica famiglia scampata al virus. Il ritratto di una madre-albero che è l’unica donna felice del mondo, di un padre-cavolo, innocuo e saggio come ogni ortaggio, di un figlio che all’occasione sa essere spastico o gentiluomo, e di una ragazza morta che non fa che sbagliare i  verbi e lamentarsi di non poter ballare.

Se la più grande sfortuna dell’uomo è quella di nascere da altri esseri umani, ereditandone errori e confitti, non sarebbe tutto più facile se derivassimo dai  cavoli, come suggerisce la fantasia popolare?

Duecampane è il luogo dopo la Caduta, in cui quest’alternativa può essere  considerata l’unica base per la costruzione di una nuova e più sana umanità. Parliamo di un paese da fiaba, per questo c’è permesso riderne. Un paese inventato, almeno quanto il nostro.

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