La forza di sentirsi “sicuri”. Tre storie che toccano il cuore

©Sergey Nivens - Fotolia.com
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La sicurezza, un modo di vivere  – Aristotele affermava che l’obiettivo di ogni persona è quello di essere felici e sicuramente, quando ci sentiamo sicuri della nostra vita, del nostro partner, del nostro lavoro e della nostra salute, siamo anche soddisfatti e fiduciosi. Il punto è che  spesso, invece, pensiamo di essere in balia degli eventi e privi di qualsiasi certezza; tale condizione è la principale causa di stress e ansia che sono a loro volta le principali cause di malattie psicosomatiche. Ma che cosa è la Sicurezza? Questo termine deriva dal latino “sine cura”  che significa senza preoccupazioni; e dunque la Sicurezza non è altro che una particolare condizione della mente, nella quale gli elementi positivi prevalgono su quelli negativi. In altre parole, il sistema di credenze, che caratterizza la vita di una persona sicura, è ricco di elementi che rafforzano l’identità e le capacità di quell’individuo. Una vita senza preoccupazioni o problemi non solo non sarebbe possibile ma non avrebbe senso, perché proprio le difficoltà rafforzano il carattere di una persona. Ciò che distingue gli esseri umani è il diverso atteggiamento nei confronti degli impedimenti. La Sicurezza non dipende da fattori esterni, non da una condizione di benessere economico o altro, bensì da una sana autostima. Gli individui che accettano il confronto, che sanno gestire le critiche e i complimenti, coloro i quali non si esaltano nei momenti buoni ma nemmeno si deprimono davanti a una crisi, quelli che non hanno bisogno di divulgare le loro capacità sbandierandole ai quattro venti ma le mostrano nei momenti appropriati; i soggetti curiosi e attenti ad apprendere da chiunque e dovunque,  chi non ha bisogno di sentirsi amato ma sa farsi amare, chi non giudica perché non si sente migliore degli altri e quindi non dà molto potere alle dicerie sul suo conto perché sa apprezzarsi per quello che in realtà è: queste sono alcune delle componenti che danno stabilità ad una persona. A tal proposito mi viene in mente una frase di Roger Staubach, il quale dice: «La sicurezza non nasce dal nulla. E’  il risultato di qualcosa… di ore e giorni e settimane e anni di costante lavoro e dedizione». In altre parole, la sensazione di sicurezza proviene da dentro e solo attraverso un costante lavoro di crescita interiore può aumentare. La fiducia quindi risulta strettamente legata all’autostima e a quanto piacete a voi stessi. Maggiore è la stima verso se stessi, migliori sono i risultati nella vita. Ovviamente le soddisfazioni aiutano a farci sentire meglio, però non sono i fattori determinanti, perché l’unica cosa certa siamo noi stessi e tutto il nostro Essere.  Tante situazioni potrebbero metterci in difficoltà, ma – quando impariamo ad attingere a quella forza incredibile che c’è ciascuno di noi possiede – allora siamo in grado di affrontare anche i momenti più difficili.

Le tre storie – Per concludere voglio raccontarvi tre storie vere, che ci danno un’idea della grande forza di cui siamo capaci se solo ne prendiamo coscienza. La prima storia parla di un giovane studente come tanti, con un’intelligenza nella media, il quale durante una lezione di matematica si addormenta svegliandosi solo alla fine; prima di lasciare l’aula vede sulla lavagna un problema di matematica e, pensando che fosse stato assegnato dal professore per casa, lo copia e si dedica alla sua risoluzione per l’intera giornata riuscendo nell’intento. Tornato il giorno successivo a lezione, mostra al professore il problema risolto e  il docente, dopo averlo attentamente visionato, meravigliato si congratula con l’alunno. In realtà il problema era stato lasciato sulla lavagna perché considerato irrisolvibile.

La seconda storia racconta ugualmente di uno studente, il quale dopo essersi diplomato si sottopone a una prova per entrare in un Ateneo importante. Dopo un po’ di tempo, conosce l’esito dell’esame: ha superato la prova ma con un punteggio basso. Per tutta la prima parte dell’anno accademico, i voti dello studente sono bassi, tanto da indurre il Preside a chiedergli spiegazioni. Il giovane si giustifica affermando che erano normali quei risultati considerato il punteggio con cui era stato ammesso all’Università. Il Preside allora capisce l’accaduto e sorridendo gli spiega che il suo punteggio d’ammissione era in realtà considerato uno dei migliori a livello nazionale e che lui aveva fatto confusione con alcuni parametri su cui si basavano le votazioni. Da quel momento il giovane studente inizia a ottenere voti eccellenti.

L’ultima storia è un po’ più  vecchia e parla di un imprenditore alle prese con dei grossi problemi economici. Una sera l’uomo pensò di fare una passeggiata e, mentre stava su un ponticello a guardare l’acqua, vide un anziano nella penombra. Quest’ultimo, vedendolo così abbattuto, si avvicinò per chiedergli come mai stesse così e l’imprenditore non curandosi di chi fosse gli raccontò la sua storia. Dopo aver attentamente ascoltato, l’anziano intervenne affermando di poterlo aiutare. Prese dal taschino della giacca un blocchetto degli assegni e gliene compilò uno, dicendogli di restituirglielo allo stesso giorno, alla stessa ora e allo stesso posto l’anno successivo. Detto questo, si allontanò lasciando l’imprenditore sbalordito e incredulo fino a quando, dopo essere tornato nel suo ufficio, osservando l’assegno notò che oltre a essere di 500mila dollari era stato firmato dal magnate John D. Rockefeller, all’epoca l’uomo più ricco d’America e noto per la sua generosità. In un primo momento pensò d’incassarlo e di risolvere i suoi problemi finanziari, ma poi decise di conservarlo e di usufruirne solo se ne avesse avuto bisogno. Iniziò con entusiasmo a dedicarsi ai suoi affari ottenendo dei successi che lo riportarono a ripianare i debiti e a rendere la società nuovamente attiva. Passò l’anno e arrivato il fatidico giorno si presentò sul ponte, felice di raccontare ogni aneddoto al miliardario. Nell’attesa intravide l’anziano avvicinarsi ma, mentre si stava accostando per parlargli, un’infermiera si scusò dicendo: «Meno male che l’ho ritrovato, spero non l’abbia disturbato. Continua a scappare dal pensionato e a dire a chiunque di essere John D. Rockefeller». L’imprenditore, dopo aver ascoltato l’infermiera, rimase di stucco perché si rese conto di aver portato avanti i suoi affari credendo di avere la sicurezza dell’assegno, ma anche che il successo ottenuto dipendeva soltanto dalle sue convinzioni.

Tutte e tre le storie dimostrano che, quando siamo sicuri di qualcosa e ci impegniamo a fondo si possiamo compiere cose notevoli. E… allora trovate la sicurezza dentro di voi e non cercatela all’esterno dove non la troverete mai.

Carmine Caso

 

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