Il dolore non è un nostro nemico, ecco perché lo proviamo

Il dolore, oggi, è vissuto dalla stragrande maggioranza delle persone come il peggior nemico, a tal punto da evitarlo a tutti costi trascurando un particolare molto importante: il dolore è essenziale per la vita dell’essere umano. Se non provassimo nessuna forma di sofferenza non saremo in grado di far tesoro di alcune importantissime esperienze che fin da piccoli facciamo. Per esempio, se ci facciamo male facendo una specifica azione, il dolore provato ci consente di memorizzare quell’esperienza e di agire diversamente in futuro. Inoltre qualsiasi disturbo, malessere che il corpo manifesta sono richiami dell’anima, sono messaggi che hanno lo scopo di spingerci a metterci in ascolto con noi stessi; è il modo con cui la parte più profonda comunica con noi, per questo evitando di provare tale sensazioni finiamo per trascurare segnali del corpo che con il tempo se non ascoltati possono farci ammalare o condurre una esistenza che non è vita.

Non faccio parte della categoria di coloro che pensano che bisogna soffrire: l’esistenza per me va vissuta e goduta in tutti i suoi aspetti, credo però che il dolore ci consenta di evolverci perché se vissuto nella giusta maniera ci dà la possibilità di passare al livello successivo e ci rende vivi, nel senso che solo quando proviamo dolore abbiamo veramente amato e solo quando abbiamo amato abbiamo vissuto veramente. Quello che va evitato è la tendenza a pensare di possedere le cose, sì perché spesso confondiamo l’amore con il possesso, crediamo che qualcosa ci appartiene quando non è così; tutto entra nella nostra vita per un motivo siano esse cose o persone, in entrambe i casi non siamo possessori di nulla; la cosa che possiamo fare è godere di tutto quello che entra nella nostra esistenza come oggetti o persone ma anche animali o piante.

Il dolore

Il possesso genera anche carenza; sì perché se io credo, il mio ego, per la precisione, pensa di possedere qualcosa quando questa viene a mancare si crea in me una mancanza, una perdita e questa cosa non mi fa stare bene. Il possesso crea una dipendenza verso qualcosa mentre l’amore è libertà totale, ci convinciamo che quello che abbiamo sia tutto quando la cosa essenziale è nascosta dentro di noi. C’identifichiamo con quello che possediamo e con quello che facciamo o realizziamo perché la società ci spinge a rivolgere l’attenzione fuori da noi e non dentro di noi. Quando si verifica tale dipendenza, nel momento in cui nella nostra esistenza qualcosa viene a mancare o non va come previsto, andiamo in crisi, perdiamo la nostra sicurezza e spensieratezza. Per questo è importante capire che pensare di possedere qualcosa non è un bene ma un male: bisogna aver cura di quello che abbiamo e delle persone che incontriamo e ci sono vicine, ma pensare di possedere qualcosa produce inevitabilmente anche paura di perdere e questo genera in noi dolore che in questo caso nasce proprio dalla errata percezione di aver posseduto qualcosa e di averla poi persa quando invece la verità è un’altra.

Il dolore, infatti, ci vuole spingere a lasciarci andare, a perdere il controllo, a seguire il flusso. Gesù stesso affermava che per essere felici bisognava prima trovare il regno di Dio e tutto il resto ci sarà dato in aggiunta. Il regno di Dio non è un luogo ma una percezione, è un diverso livello di consapevolezza che ci consente di vedere il mondo con occhi diversi, di scorgere la bellezza e l’abbondanza in tutto. Il dolore in conclusione non va rinnegato, perché, per quanto soffocante possa essere, ha sempre uno scopo importante e se ascoltato e vissuto nella giusta maniera ad un certo punto passerà e lascerà spazio a qualcosa di più grande.

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